DOG BYRON "Eleven craters"
(2014 )
Un’ossessione per il numero undici, il blues del delta e il grunge Anni ’90. Questa la ricetta del nuovo album di Dog Byron, al secolo Max Trani, che dopo peregrinazioni in giro per il mondo ha fissato in queste undici tracce il frutto delle sue esperienze musicali e di vita. Undici crateri che rappresentano le difficoltà che ognuno incontra in un percorso di riscoperta di sensazioni ed emozioni, tra chitarre fangose dagli echi stoner, ritmiche dense e un cantato profondo e ispirato. Se il connubio blues/grunge condensa i personali gusti dell’autore, potrebbe essere uno spigolo per un pubblico contemporaneo non così abituato a queste sonorità. Pearl Jam meno pop o Kyuss meno rock, a seconda di come lo vedi rimane sempre un disco che vale la pena conoscere. Un esperimento riuscito, di declinare assieme due generi che apparentemente non hanno nulla in comune e che non ti verrebbe mai in mente di fondere assieme. Sarebbe interessante scoprire se un disco così potrebbe piacere di più a un rassegnato pubblico blues o a un grunger in astinenza dai 90’s. Il primo estratto del disco è ''Cool'', con un simpatico videoclip realizzato in animazione stop motion con vari mostriciattoli di plastilina: video e singolo riassumono abbastanza bene il sound e l’atmosfera di tutto il cd. Da sentire anche la folle cover di ''Natural Blues'' di Moby, cruda, sofferta e perfettamente integrata nella tracklist, gli slide morbidi di ''Crave'' e la ballad ''Eclipse (The Ergonomic Girl)''. Che Dog Byron sia da tenere d’occhio se n’era già accorto pure il cantautore statunitense Micah P.Hinson che l’ha voluto per aprire le sue date italiane. Provare per credere. (Luca Bussoletti)