recensioni dischi
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VELVET  "Storie"
   (2014 )

L'indimenticato tormentone ''Boyband'' (che oramai sfiora i 15 anni di vita) sta ai suoi autori, i romani Velvet, più o meno come ''Questo piccolo grande amore'' sta a Claudio Baglioni. Senza voler (ovviamente) mettere a confronto il successo dei due brani (l'evergreen ''baglionesco'' fu addirittura eletto ''canzone del secolo''), è invece similare e paragonabile ciò che questi pezzi hanno rappresentato per i rispettivi autori: vale a dire il più grande successo ma, al tempo stesso, la più grande spada di Damocle. Baglioni ha ammesso di aver maledetto più volte, in passato, il proprio tormentone n.1 (ultimamente pare essere tornato a farci pace...), perché era arrivato a sentirsi prigioniero di quelle note e di quei versi, che non sentiva più come rappresentativi del proprio percorso, al punto da arrivare a ''stravolgere'' enormemente il suddetto brano durante i concerti, come arrangiamento e come linea melodica, con ovvio e comprensibile disappunto dei propri fans. Allo stesso modo, i Velvet hanno probabilmente un rapporto conflittuale con la loro divertente ''Boyband'', che li fece sì esplodere in tutte le radio nell'ormai lontano 2001 ma che, oltre ad essere spesso fraintesa (trattavasi ovviamente di parodia delle allora boyband, come Backstreet Boys e *N Sync, non certo di una dichiarazione d'intenti come alcuni immaginarono...), è col tempo divenuta un po' una gabbia per Pier e compagni. Che, nonostante tante altre belle canzoni prodotte (''Tutto da rifare'', ''Funzioni primarie'', ''Dovevo dirti molte cose'' ed anche la recente ''Cento corpi'' - colonna sonora del film ''Extra'' e riproposta in questo nuovo disco - sono da antologia della canzone italiana), nonostante una svolta rock credibile e baciata da un'ottima qualità, nonostante il loro parallelo lavoro di produzione (soprattutto per i promettenti Astenia), rimangono un po', nell'accezione comune, quelli, appunto, di ''Boyband''. Croce e delizia, insomma. Peccato, in verità: perché trattasi di ottimi musicisti, di compositori forse un po' sottovalutati, e più in generale di una band (non boy, please ...anche perché nel frattempo hanno raggiunto gli ''anta''!) che non stanca, che non annoia mai, e che ogni volta che produce qualcosa (stavolta erano 5 anni che non uscivano con un full lenght) lo fa perché ha qualcosa da dire, e non semplicemente per presidiare il mercato, come altri personaggi (spesso più celebri di loro) fanno, in Italia e non solo. In questo nuovo disco, tra l'altro, si sono fatti accompagnare da amici-colleghi di ottimo livello, come Federico Dragogna dei Ministri (nella rotonda ''Una vita diversa''), il cantautore torinese Alberto Bianco (che ha collaborato alla stesura di diversi testi), e, soprattutto, Fabrizio Bosso e la sua tromba nel singolo ''Scrivimi quello che fai'', perfetta ballata pop che dimostra in pieno il potenziale di cui si parlava poc'anzi. Così come la splendida ''La razionalità'' (uscita lo scorso anno come singolo, premio come miglior video al Mei 2013), così come la tiratissima ''Mentre fuori piove'' (che prende i Negramaro e se li porta a spasso...), così come ''I perdenti e gli eroi'' (con il testo più toccante di tutto il disco), così come la conclusiva e sognante ''Goldfinger'', cover dei sottovalutati Ash. Poi dopo, se volete, balliamo tutti insieme sulle note di ''Boyband''. Però, dopo aver reso omaggio a tutte le altre freccie che questi ragazzi hanno al proprio arco. Che, come dimostra questo nuovo disco, non sono davvero poche. (Andrea Rossi)