recensioni dischi
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BUD SPENCER BLUES EXPLOSION  "Bsb3"
   (2014 )

Quando, da ragazzini, si sogna di mettere su una band, radunando un paio di chitarre ed un batterista pescato chissà dove (di solito è un amico di un amico di un amico... ma perché è sempre così difficile trovare un batterista???), si vive di malcelati entusiasmi fino a quando, inevitabilmente, arriva quello ''esperto'', l'amico già ''inserito'' nell'ambiente, che smonta con perfidia tutti i sogni ed i voli pindarici. ''Ma come, suonate senza bassista? Scherzate?''. E allora, con delusione, si deve prendere atto che, senza basso, non è proprio possibile, non se ne parla neanche, non si può assolutamente suonare. Così ci si accorge che, se è stato difficile reperire un batterista, è molto, molto peggio scovare un bassista libero. Perché, sì, io ne conosco uno, ma suona già in tre band; e suo cugino, che ha appena cominciato a prendere in mano le 4 corde, ha già tante di quelle richieste che, in pratica, è già prenotato fino al 2030. Chi ha anche solo pensato, una volta sola, di mettere su una band, sa benissimo di cosa parlo: al punto che, spesso e volentieri, si arriva ad arruolare un chitarrista che, stanco di elemosinare un posto, si ''abbassa'' a percuotere le corde di un basso. Chi non ha conosciuto questi autentici incubi giovanili potrà anche scherzarci sopra, ma chi ha vissuto sulla propria pelle queste traversie, spesso le descrive come un autentico incubo. Poi, dal nulla, arrivano i Bud Spencer Blues Explosion (o i White Stripes, o i Black Keys, fate voi), e tutte le vostre fatiche vengono ridicolizzate. Basso? Niente. Neanche l'ombra. E chi ne sente la mancanza? I puristi potranno anche stracciarsi le vesti, ma questa è musica con le palle, altro che. Suonata come Dio comanda. Le chitarre di Adriano Viterbini riempiono tutto, rendendo inutile non solo il basso ma anche tastiere, seconda chitarra e quant'altro vi passi per la testa. Non parliamo, poi, del drumming di Cesare Petulicchio, talmente preciso e puntuale da creare un muro sonoro ben difficile da scalfire. Merito dell'effetto novità? Forse. Ma se fosse davvero così, chi scrive non si spiega come mai, al quarto album in 7 anni (quinto, contando anche il live ''Fuoco lento''), non ci sia ombra di stanchezza nella musica dei due sciammannati. E, men che meno, stanchezza si palesa nell'ascoltatore, compreso quello più puntiglioso e sempre alla ricerca della novità assoluta. E, quindi, va semplicemente detto che ''BSB3'' (''3'' per 3° album, contando quindi solo quelli ufficiali...) è un gran disco. Basterebbe il lungo, magnifico strumentale ''Camion'' (5 minuti di potenza e poesia al tempo stesso), la sferzata assoluta del singolo ''Duel'', o la perfetta ''Inferno personale'', o infine la dolcezza di ''Troppo tardi'', a giustificare non solo l'acquisto del disco, ma anche gli entusiasmi più sfegatati. Questo è blues rock di magnifica fattura, poche pippe. E la maggior parte delle garage band d'oltremanica o d'oltreoceano, si chineranno rispettose. Dovranno farlo... (Andrea Rossi)