GRAY "Sessantanoveincerchio"
(2014 )
"Una delle voci più sottovalutate del rock italiano". Così Gianni Della Cioppa definisce Gray nel libro "Va' Pensiero - 30 anni di rock e metal in italiano" (Crac Edizioni). Gray è un veterano della scena rock italiana, e fin dalla fine degli anni '80 ha raccolto attestati di stima dai principali media rock e metal italiani con tutti i progetti di cui è stato protagonista. E, proprio mentre la scena di Seattle stava emergendo, dall'altra parte del mondo, partendo da simili presupposti, un amore per il rock più viscerale, da Iggy Pop a Janis Joplin, lui sviluppava qualcosa di molto affine. Questo amore e questa passione sono rimasti invariati per gli anni, anche se, con il passare del tempo, lo stile si è affinato, si sono aggiunte nuove esperienze e nuove suggestioni, e Gray ha scelto da tempo di adottare l'italiano come lingua per i suoi brani. "Sessantanoveincerchio" è un album partorito nel corso di diversi anni, tra l'Italia e Portland Oregon, dove il cantante si era trasferito, collaborando con diversi musicisti della scena locale. Sofferto, ispirato, rabbioso o semplicemente malinconico, Gray esplora tutta la gamma delle emozioni, e lo fa sempre con la massima intensità, talvolta diretto e senza giri di parole, come in "Abusi", secondo la lezione di Charles Bukowski, artista da lui amato e proposto anche nello spettacolo / reading “FiglidiunaMaddalena”, oppure ancora romantico in "Ballata Per Una Stella", giusto per citare un episodio, oppure energico ed esplicito in "Ho Sentito Dire", "Cose" ed in generale in tutto l'album. E' ancora possibile una via italiana al rock dopo i fasti degli anni novanta? La risposta datela voi, dopo l'ascolto di "Sessantanoveincerchio". Perché certi artisti non possono restare per sempre un segreto per pochi.