recensioni dischi
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ALESSIA D'ANDREA  "Luna d'inverno"
   (2014 )

Parecchio curiosa, la storia della brava Alessia D'Andrea. Famosa (ma famosa davvero) all'estero, soprattutto grazie alla collaborazione con il grande Ian Anderson dei Jethro Tull (col quale ha inciso ''Locomotive Breath''), ora ''tenta'' di conquistare la sua Italia. Storie di globalizzazione, si potrebbe pensare, ed in parte è vero, visto che ora (grazie ad internet) ci si può proporre contemporaneamente a tutto il mondo, con la stessa facilità con cui prima ci si presentava al locale sotto casa. Ma il problema, in effetti, è anche un altro: ovvero che, oggigiorno, qui nello Stivale le uniche vere possibilità di notorietà musicale te le forniscono i reality televisivi. E spesso non bastano nemmeno quelli, dal momento che personaggi di grande successo durante la durata dei reality stessi finiscono per essere dimenticati molto velocemente una volta calati nel ''mondo vero''. Pensate a Michele Bravi o a Elhaida Dani, vincitori degli ultimi ''X Factor'' e ''The voice'', caduti immediatamente nel dimenticatoio, prima ancora di aver assaggiato un briciolo di notorietà. E allora, tanto vale puntare sull'estero anche per le 7 note: un po' come stanno facendo sempre più giovani tricolori per quanto riguarda il mondo del lavoro. Quando si invertirà questo trend negativo (non solo per la musica, è ovvio), Dio solo lo sa: ma, nel frattempo, ben venga la libera iniziativa all'estero, un po' come accaduto a Pippo Pollina, ottimo cantautore italianissimo che, con una dote di quasi 20 album prodotti nella nostra lingua, è da un decennio un autentico numero 1 all'estero (Svizzera, Austria, Germania, Francia) ma è semi-sconosciuto qui in patria. Ora è la volta di Alessia D'Andrea che, dopo aver conquistato le classifiche in Inghilterra, Australia, Spagna, Polonia, Norvegia, Sud Africa, Romania, Canada, Nuova Zelanda, Russia, Messico, Singapore, Repubblica Ceca, Cina, Hong Kong, Macau, Taiwan e Israele (!), in questo disco (del tutto convincente), per la prima volta, canta nella propria lingua madre (quasi interamente, dal momento che ''Beyond the clouds'', uno degli episodi migliori del lotto, è di nuovo in verbo inglese, su note che ricordano la miglior Alanis Morissette). Il livello medio è davvero alto, a partire dal riuscitissimo singolo ''Blu occhi'', scritto da Maurizio Lauzi (testo sfrontato e divertente, unito a suoni accattivanti), dalla dolce ''Il gatto che abbaia'' (''a volte è meglio tacere, lo devo imparare...''), passando per l'appiciccaticcia ''La musica non gira più'', che ti entra in testa e non ti molla, fino alla conclusiva, breve e bellissima ''Anime bruciate'', due minuti scarsi di poesia su una musica che riconduce addirittura a Peter Gabriel. Ce n'è, insomma, di che applaudire, per chi, anche casualmente, entrasse in contatto con Alessia e con questo disco. All'estero già l'hanno fatto: sarà meglio che anche noi ci adeguiamo. Al più presto. (Andrea Rossi)