PIETRO TONOLO "Dajaloo"
(2013 )
Si è esibito in tutto il mondo, dall’America all’Europa: la sua innata curiosità e passione per l’avventura lo hanno portato in Africa e, come molti “viaggiatori”, ne è rimasto stregato. Pietro Tonolo, uno dei più noti sassofonisti jazz europei, negli ultimi anni si è dedicato ad un progetto di riscoperta delle origini della musica afroamericana. Volato ben quattro volte in Senegal, Tonolo è entrato in contatto con numerosi artisti locali, soprattutto giovani percussionisti che sono a loro volta diventati fonte d’ispirazione per “Dajaloo”: un progetto musicale che unisce gli elementi jazz di stampo europeo, ad una ritmica percussiva tipica africana. “Dajaloo”, che nella lingua più diffusa in Senegal - il Wolof - significa “essere simili”, è stato inizialmente un fortunato tour che ha toccato tutta Italia, e successivamente è diventato un cd edito da Parco della Musica Records nel 2013. Musica non come “arte” ma come elemento imprescindibile di aggregazione. Ed è questa probabilmente la “scoperta” più significativa nell’incontro delle due culture che Tonolo ha approfondito in questi anni e che è alla base del jazz moderno. Tra tutti i musicisti incontrati in Senegal, un ruolo fondamentale nella “ricerca di una via per un incontro musicale tra Africa ed Europa” lo ha avuto un gruppo di ragazzi, che si dedica alla musica con serietà e passione: gli “Africa Djembè Junior”. Con loro Tonolo ha potuto immergersi nella poliritmia tipica, e trarre ispirazione per comporre il repertorio musicale fatto di undici brani e arrangiamenti originali che compongono “Dajaloo”. Tra questi “Pafode”, il primo brano scritto per Dajaloo e nato durante le lunghe session con gli “Africa Djembè Junior”, “La Dernière Chaloupe”, dedicato all’isola di Gorèe dove questo progetto musicale ha mosso i primi passi, “Toti’s Island”, dedicato all’amico Toti che, come racconta Tonolo, «ci ha accompagnato durante il primo viaggio e che si sentiva talmente 'a casa' a Gorèe da essere infastidito dai turisti…». Come molti altri brani, anche l’idea di “Deuguela” è nata suonando insieme durante sessione estemporanee: «in questo caso – afferma Tonolo - si esalta la chitarra di Giancarlo (Bianchetti N.d.R.), che da un colore quasi ‘zappiano’, a dimostrazione che i confini tra i generi musicali non esistono». “Dajaloo” contiene in totale tredici tracce e si completa con due riletture: ''African Flower'' di Duke Ellington e ''Dakar'' di Teddy Charles, resa celebre da John Coltrane. L’album è stato realizzato in ottetto: una ridotta sezione di fiati, quattro percussionisti e una chitarra che fa da trait d’union. Al sax Pietro Tonolo (tenore e soprano), alla tromba Giampaolo Casati, al trombone Roberto Rossi e alla chitarra Giancarlo Bianchetti. Alle percussioni: Alex Bottoni (prematuramente scomparso) e tre musicisti africani che vivono in Europa, Naby Camara, Moulaye Niang guidati da Dudu Kouate, senegalese, attivo da diversi anni sulla scena musicale italiana ed europea. Numerose e positive le recensioni di “Dajaloo”, progetto fortemente voluto da Pietro Tonolo, artista che continua a stupire, a sperimentare e che gode della più alta considerazione presso i colleghi d’oltreoceano. Debutta giovanissimo suonando in Europa e in America con le band di Gil Evans e Chet Baker. Ha inciso una novantina di CD come sideman e a suo nome, ottenendo ampi successi e riconoscimenti. Tonolo, nel corso degli anni, ha collaborato con molti tra i principali jazzisti italiani - Franco D’Andrea, Massimo Urbani, Enrico Rava, Rita Marcotulli, Danilo Rea, Roberto Gatto - ed europei, tra questi, Aldo Romano, Tony Oxley, Henri Texier, col quale ha effetuato tournée in Oriente, Africa e America Latina. Suona regolarmente con musicisti come Lee Konitz, Steve Lacy, Joe Lovano, Joe Chambers, Gil Goldstein, Steve Swallow, Paul Motian (del cui "Electric Bebop Band" ha fatto parte).