REPTILE YOUTH "Rivers that run for a sea that is gone"
(2014 )
«Secondo me è difficile che ci sia qualche hit in questo album». Questo è ciò che afferma Mads Damsgaard Kristiansen, cantante e compositore dei Reptile Youth, ed è proprio questa la frase che vorreste sempre leggere all'inizio di un comunicato stampa, no? Ancora di più se l'artista aggiunge: «E va benissimo così». Chiaramente questa frase è presa fuori contesto per attirare l'attenzione, e quindi è assolutamente non vera. ''Rivers That Run For A Sea That Is Gone'', il secondo album dei Reptile Youth, ti cattura immediatamente, e durante i 48 minuti e 11 secondi della sua durata ti presenta dieci canzoni che possono facilmente essere classificate come hits. Il disco vi stenderà (''River That Run For A Sea That Is Gone''), vi colpirà dritti al cuore (''Where You End I Begin''), vi farà brillare gli occhi (''JJ'') e a volte (se riuscirete a rialzarvi) vi stravolgerà perfino (''All The Noise''), un disco che vi farà costantemente desiderare di stare davanti a un palco su cui Mads e Esben Valløe si scatenano. Non è forse questo quello che chiamereste, in tutta onestà, una hit? Quello che Mads voleva dire è: «Ci piace deludere le aspettative. Il nostro album di debutto era molto pop anche se sapevamo che la gente amava lo spirito punk dei nostri concerti. Negli ultimi mesi ne abbiamo sentite tante, che abbiamo ciò che serve per tirare fuori una hit radiofonica. Quello che volevamo fare stavolta però era registrare canzoni che ci piacciono e soprattutto registrarle dal vivo in studio. C'erano tre o quattro brani che avevano davvero del potenziale da radio più di qualsiasi cosa abbiamo scritto e registrato finora, ma le abbiamo lasciate fuori intenzionalmente». Proprio questa attitudine spiega il perché Mads non se la sia presa quando i critici hanno detto che il loro album di debutto non era in grado di catturare l'energia grezza dei loro live. «Non abbiamo mai voluto una cosa simile. Anzi, col senno di poi sono pentito di non averlo reso ancora più tranquillo. Così com'è resta una via di mezzo. Siamo comunque contenti che abbia catturato l'attenzione. All'inizio i nostri concerti erano molto lontani dal fare clamore e tutti ci criticavano perché sul palco eravamo punk. Allora ci siamo detti: qual'è la cosa più punk che possiamo fare? Un disco pop, no?». Con questi due gentiluomini non vi annoierete. Mads Damsgaard Kristiansen e Esben Valløen, che hanno iniziato la loro carriera nella musica nel 2009 con il nome Reptile & Retard cambiandolo subito in Reptile Youth, non si sentirebbero a loro agio ad essere etichettati, o come spiega Mads: «Vogliamo semplicemente essere qualcosa di più di dieci mp3 sui vostri computer. Ecco perché abbiamo cambiato il nome in Reptile Youth. Ci piacerebbe essere considerati un movimento, una sorta di cornice dentro cui possono accadere molte cose. Reptile Youth non siamo solo Esben ed io, ma anche le persone con cui lavoriamo, quelle che vengono ai nostri concerti, l'arte che si crea intorno a noi». Quest'idea è anche rappresentata dalle numerose collaborazioni nell'album. «L'artwork è stata realizzata dal fotografo sudafricano Roger Ballen, che molti conoscono per il suo lavoro con Die Antwoord. In studio abbiamo lavorato con Jens Benz e Simon Kuttauer, apprezziamo molto il loro lavoro. Jens è uno dei produttori più stimati in Danimarca al momento, tutti i migliori dischi punk danesi del momento sono prodotti da lui, il nuovo di Iceage ad esempio. Mentre Simon è un nostro grande amico. Fa anche parte dei Broke, con cui siamo andati in tour in passato».