LAURA PAUSINI "Laura Pausini"
(1993 )
Renzo & Fabrizio, in arte Les Copains, erano uno dei tanti sodalizi che giravano la Romagna facendo pianobar. Ma avevano una freccia in più al loro arco: la figlia di quest’ultimo, che con camicetta bianca e bermuda prendeva a volte il microfono, e cantando dimostrava di non essere lì solo per motivi di parentela. Interpretando al meglio Whitney Houston e Liza Minnelli, sebbene con accento più adatto a Gianni Drudi che non a Frank Sinatra, arrivò anche un Sanremo. Dove vinse le nuove proposte con una canzone, “La solitudine”, che sembrava un inno alla gioia, il Cantico delle Creature, al confronto dei predecessori disperati, inutili, varie ed eventuali. “Scion di Sciolaròòòlo”, cinguettò la ragazzina, tanto per intenderci. Fatta foto per l’album di esordio, con boccoloni sulle spalle e sorriso da chi ha appena avuto un biglietto omaggio per le Indie di Cervia, da qui venne lanciata ad un successo planetario assolutamente imprevisto. Ma come era, questo album iniziale? Semplice, adolescenziale, con storie che nascono, finiscono (“Alla mia età, se Marco non mi telefona, mica ci piango su: al massimo telefonerò a Giovanni”, chiosò Gerardina Trovato), un cameo di Raf, e una “Non c’è” a bissare il successo sanremese. Niente che lasciasse il segno ma, accidenti, niente che fosse criticabile: radiofonica ma non stucchevole, bellina ma non bona da far paura, la sorella ideale per le tante teenager italiche che magari, come lei, avevano un qualcuno che non rispondeva al telefono, “lasciando appesa ogni speranza mia”. In fondo, come si può criticare un album che, a sentirlo, ti faceva venir voglia di una piadina al ragù? Tutti felici, quindi, tranne Renzo, il vecchio compare di babbo Fabrizio, che fu costretto a chiudere il duo Les Copains e andare avanti da solo. Ma ce ne saremo fatti una ragione. (Enrico Faggiano)