TUAMADRE "L’Invasione dei Tordoputti"
(2013 )
La musica italiana è piena zeppa di canzoni, di grandissimo successo, basate su una sola idea, musicale o testuale, nelle quali insomma la semplicità estrema è divenuta fonte di successo. La storia delle sette note tricolori può certamente fornire esempi a dismisura, cominciando da varie "Mammemarie", e finendo con intere discografie basate semplicemente sul giro di do. Come spiego sempre ai miei allevi di chitarra, con ciò che si insegna nella primissima lezione di approccio allo strumento (il famigerato ''giro di do'', appunto) si impara di botto a suonare un buon centinaio di canzoni celebri, da "Ti amo" a "La gatta", da ''Stand by me'' a ''Grazie Roma'', da ''Il cielo in una stanza'' a "Felicità", da ''Hungry heart'' a "Tu" e ''Blue moon'', e potremmo andare avanti per giorni. Insomma, la semplicità estrema va spesso al potere. Poi, in effetti, guardando un pochino di più in profondita, ci si accorgerebbe che non si tratta esattamente di capolavori assoluti: successo, di certo, ne hanno ottenuto a dismisura, però, sulla qualità artistica, ci sarebbe spesso da soprassedere. Ma qui stiamo entrando nel campo dei gusti personali: e se Albano e Romina hanno venduto milioni di dischi nel mondo, evidentemente qualcuno ci avrà trovato qualcosa, nei suddetti dischi... Comunque sia, tutto ciò mi serve solo per dire che, se cercate una proposta estremamente semplice e scontata, ''L’Invasione dei Tordoputti'' della band genovese dei Tuamadre non fa proprio al vostro caso. Nonostante una matrice divertente e spensierata, la proposta dei Tuamadre è ricchissima, pregna com'è di citazioni a iosa (da Elton John fino a Gianna Nannini, da Bob Marley a Renato Carosone, dai Beatles ad Alan Sorrenti e perfino agli 883, passando per rimandi più acculturati, come Grieg ed Offenbach), ricca com'è di ricerca musicale, curatissima e variegata, che saltella allegramente tra ska (prima e più profonda passione della band), rock, dance, swing e persino musica caraibica. Dietro ogni singolo brano (anzi, dietro ogni singolo passaggio, musicale e testuale, di ogni singola canzone) c'è un lavoro pazzesco, una limatura perfetta, impreziosita da una leggerezza e da un gusto scanzonato che fanno sembrare il tutto come "una roba divertente". E lo è, divertente, sia chiaro: ma, come si è già detto, scavando sotto a questa prima facciata, si apre un autentico mondo. Un po' come succede nelle cose migliori di Elio e le Storie Tese, band alla quale i Tuamadre possono essere accostati per spensieratezza ed apparente leggerezza, ma con la quale il parallelo termina qui, alla luce di scelte musicali egualmente valide ma parecchio distanti stilisticamente. Stride un po', se mi passate la battuta, la suddetta ricchezza stilistica di questa band, con la provenienza geografica dei ragazzi (Genova, come detto), terra non esattamente celebre per la propria generosità quanto per la infinita parsimonia... A rendere ancora più prezioso l'approccio dell'ascoltatore a queste 10 canzoni (più quattro interventi recitati, per far calare l'ascoltatore nella vicenda dei protagonisti, ovvero l'imbranato esploratore britannico ed il suo fedele sherpa etiope...) vanno segnalati importanti ospiti, come il noto comico Fabrizio Casalino e, soprattutto, il mitico Mr. T-Bone, storico trombonista degli Africa Unite e di Giuliano Palma & the Bluebeaters. Mi dicono, infine, che i Tuamadre siano letteralmente irresistibili dal vivo, con largo utilizzo di costumi e l'ausilio di un pubblico nutritissimo ed affezionatissimo. Vedrò di scovarli, in giro, da qualche parte, per andare a vederli. Temo che ne varrà la pena. (Andrea Rossi)