recensioni dischi
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POLVO  "Exploded drawing"
   (1996 )

I Polvo sono un quartetto originario del North Carolina dedito ad una spiazzante manipolazione del concetto di dissonanza tanto caro - ad esempio - ai Sonic Youth. Con procedimento analogo – ma solo fino ad un certo punto - alla band di Thurston Moore, anche nei Polvo i brani non vengono risolti, per dissolversi invece ad un passo dalla compiutezza che mai raggiungono. La grandezza della band sta proprio in questa operazione tipica di certa intellighentia made-in-usa (Slint, Yo la Tengo, Steve Albini e mille altri): comporre brani volutamente inconcludenti, il cui sviluppo è continuamente rimandato ed ucciso poco prima di vedere la luce. I dialoghi sonici tra le due chitarre non portano a nulla, sfiorando l'atonalità in più di una occasione, arrivando a lambire la sperimentazione estrema dei My Bloody Valentine (su "Bridesmaid blues" si potrebbe cantare "Sueisfine", senonchè dopo un minuto e mezzo il pezzo impazzisce andando a vagare da qualche altra parte) o l'apparente pressapochismo disordinato dei Pavement nel mainstream fasullo di "In this life". Quest'ultimo è brano fortemente indicativo della tendenza del quartetto: parte come una pop-song da classifica prima di collassare in un buco nero fatto di niente. I ritornelli si interrompono e mutano di lì a poco, strimpellii nonsense punteggiano ritmi fratturati, mentre la voce declama didascalica testi ai limiti dell'assurdo. Disco estremamente complesso, che si chiude su una apocalittica sequenza di dissonanze negli undici minuti di "When will you die for the last time in my dreams" senza avere detto niente, o avendo detto tutto senza che si sia capito dove intendesse portarti. (Manuel Maverna)