CHELSEA WOLFE "Pain is beauty"
(2013 )
Qualsiasi veste indossi, Chelsea Wolfe colpisce per il potere sciamanico, la carica espressiva fuori dal tempo. Che si faccia strada tra le nebbie del folk o emerga dalla pece del rock più malsano e disturbante, l’artista californiana fa brillare l’oscurità con una grazia rara. La nuova sfida stilistica è fornita dall’inserimento dell’elettronica, marziale nell’acuire l’imponenza di alcuni episodi oppure avvolgente, ad aprire la porta a un’accessibilità filo-pop. ''Pain Is Beauty'' è in sostanza un campionario di fiabesche canzoni dark, che risultano non a caso tanto lancinanti, a conficcarsi nella carne di chi le frequenta senza resistenze, quanto portatrici di un fascino atavico, che rapisce perdutamente chi ne ode il suono. In questa scalata alla volta della totale libertà artistica, si toccano vette da annoverare fra le più emozionanti dell’anno ancora in corso: i rintocchi di ''Feral Love'' sono quelli di un cuore che batte al ritmo di una drone music sacrale, l’onirica ''House Of Metal'' accoglie in un vestibolo di tastiere e archi che farebbe la felicità di ogni orfano della 4AD, ''Sick'' trascina il peso di catene amorose destinate a spezzarsi e ''Ancestors, The Ancients'' risposta il baricentro su chitarra-più-batteria sviscerando il fulcro testuale di un’opera dedicata al valore dei nostri avi, della terra che calpestiamo tutti i giorni. ''We Hit A Wall'' è uno schianto contro un muro di lirismo, ''The Warden'' culla negli inquietanti meandri della psiche umana, ''Destruction Makes The World Burn Brighter'' ribalta gli stereotipi apocalittici con un’orecchiabilità destabilizzante (il ritornello “Who’s that girl / Use that gun” avrebbe messo d’accordo Madonna e Kurt Cobain), ''Reins'' infonde sangue alla tradizione e ''The Waves Have Come'' è romanticismo spinoso che risacca per oltre otto minuti. Più coerente di Zola Jesus, più duttile di Marissa Nadler, più originale di Jex Thoth, più talentuosa di Anna Calvi. Sarebbe da autolesionisti rinunciare alle meravigliose ferite inferte da Chelsea Wolfe.