FUGAZI "Steady diet of nothing"
(1991 )
Seguito del seminale "Repeater", “Steady diet of nothing” è un lavoro decisamente ostico, ricco degli stilemi che hanno reso la band di Washington DC un act unico ed irripetibile. Gonfio di rabbia e di tematiche fortemente anti-sociali, il disco sventra il punk-rock restituendolo sotto forma di una miscela di suoni ruvidi, falsamente grezzi (in realtà ogni brano è cesellato con nascosta finezza), urla sguaiate vomitate con fragore e pressante urgenza hardcore (emblematica la sassata omicida della conclusiva “KYEO”). La struttura del punk-rock viene come di consueto stravolta grazie ai contrappunti violentissimi delle due chitarre ed alle linee sbilenche del basso che disegna traiettorie improbabili in un frastuono incessante. Il climax dei pezzi non concede tregua, dilaniando esili melodie in un crescendo emotivo che si fa tanto intenso quanto insostenibile lungo tutte le tracce dell'opera; le canzoni durano poco più di tre minuti, nei quali la band fa a pezzi qualsiasi accenno di melodia ("Long division" è forse il solo brano orecchiabile in senso tradizionale), creando vortici di inaudita brutalità ("Reclamation", "Stacks"), stravolgendo le dinamiche del brano fino a modificarne ad arte la linea portante nel breve spazio concesso. Non ci sono pause, nè cadute di tensione, in un bailamme drammatico di alta scuola, trafitto da un rumore a metà strada tra il delirio psicotico (il crescendo della title-track) e la violenza fisica ("Runaway return"). Album come sempre tanto complesso quanto ferocemente incendiario, preludio all’epocale “In on the kill taker” che giungerà due anni più tardi a consolidare il mito. (Manuel Maverna)