recensioni dischi
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YO LA TENGO  "Electr-o-pura"
   (1995 )

I Yo La Tengo sono un trio del New Jersey che da oltre vent'anni occupa un posto di tutto rilievo nel variegato panorama del noise-rock colto statunitense. I tre membri attuali della band sono tutti brillanti polistrumentisti, e non di rado durante i concerti si scambiano gli strumenti ruotando come giocatori che mutino ruolo nell'arco della stessa partita. A farla da padrona è sempre e comunque la chitarra di Ira Kaplan, fondatore e mente del gruppo insieme alla compagna di avventure Georgia Hubley, indifferentemente batterista, tastierista, bassista, ed al corpulento James Mc New, prevalentemente bassista. Da un punto di vista della ricerca musicale, gli intrecci sonori concepiti da Kaplan e soci danno vita a brani accomunati da una sorta di trance mistica, qualcosa che travalica i limiti della psichedelia allacciandosi al rumorismo intellettuale dei Sonic Youth (o dei Built to Spill, o dei Band of Susans e così via), sempre sospesi tra saturazione del suono (il crescendo di "Flying lesson", la jam session di "False alarm" con il suo rumorismo intermittente e percussivo, o i nove minuti del dilagante fiume elettrico di "Blue line swinger" in chiusura del disco) e melodiosità atonale ("The hour grows late", "Don't say a word"). Kaplan gioca spesso col fantasma dei Velvet Underground negli episodi più stralunati come in quelli più emotivi, senza tuttavia mai risultare realmente deviante nelle sue divagazioni; la voce della Hubley crea invece tessiture sonore sorprendentemente riecheggianti i My Bloody Valentine, dei quali tuttavia gli Yo la Tengo non possiedono l'estremismo espressionista. Nè - a ben ascoltare - Kaplan può essere accostato a Thurston Moore, col quale condivide senza dubbio la predilezione per le accordature bizzarre e per gli accenti metallici che cadenzano i brani, ma dal quale lo separa la minore violenza (sempre formale, mai sostanziale in entrambi i casi) riservata allo smembramento del concetto di rock. In tal senso, l'operazione degli Yo la Tengo è meno cervellotica anche se decisamente complessa ed ingannevole: lungi dal cambiare traiettoria, i brani si sviluppano solo grazie ai feroci contrappunti dissonanti della chitarra e non per mezzo di mutamenti strutturali al loro interno. Disco subdolo, attraente, di lenta e difficile presa. (Manuel Maverna)