recensioni dischi
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DEPORTIVO  "Ivres & débutants"
   (2011 )

Mi dispiace tanto, ragazzi, e lo sapete che vi voglio bene. Ma questo disco è indifendibile. “Ivres & débutants” è il terzo capitolo della saga Deportivo, trio francese salito alla ribalta grazie a due dischi ed un pugno di canzoni intrise di palpabile disillusione giovanile e di brutalità nichilista. Era rock sporco, ruvidissimo, grezzo e mesto, sputato via in tracce di due minuti e mezzo che colpivano come un cobra, con colpo secco e poche pretese. A tre anni e mezzo dall’ultimo lavoro, i tre si ripresentano dopo un’operazione di ripulitura compiuta dal guru Gaetan Roussel (Louise Attaque) e dal produttore Mark Plati (David Bowie, Natalie Imbruglia, in Francia ancora Louise Attaque), operazione che si è posta come obiettivo specifico quello di rendere il sound del trio più levigato ed accessibile, più convenzionale e mainstream, in una parola più vendibile. Difficile, però, perchè questi sono i Deportivo e non i Louise Attaque. Difficile conquistare nuovi fan, difficile convincere i vecchi fan che i ragazzi sono rimasti gli stessi, duri e puri e così tanto venduti. Certo, qualche pezzo azzeccato c’è: il poker iniziale è di assoluto valore (il tapping rende addirittura splendida “Intrepide”) , anche se le chitarre sono generalmente spente, relegate ad un ruolo di supporto, ora che a farla da padroni sono un mood poppeggiante anni ’80 e strati di tastiere, come la title-track mostra con spietata evidenza. Il disco suona fiacco, la sensazione è che in ogni traccia manchi sempre qualcosa: lo spunto è valido, ma lo sviluppo lascia a desiderare, vittima di arrangiamenti che spengono sul nascere gli intenti abrasivi della band. Altro che rock furioso: non c’è forza, nè rabbia, nè follia in queste dodici esili canzoni mollemente radiofoniche. E’ musica che si avvicina al calderone della chansonne popolare francese, una raccolta di brani con una qualche allure ma con poco nerbo che potrebbero ben figurare su un album di Christophe Miossec o di Benabar, grossi artisti sì, ma cantautori tradizionali, non rockstar trasgressive da propinare ad un pubblico di ventenni arrabbiati: un po’ come se gli Afterhours rilasciassero un disco nello stile di Biagio Antonacci. E’ il caso della fanfara che appesantisce “Au saut du lit” o del valzerotto malinconico di “Pistolet a eau”, ma anche dell’inutile singalong di “N’ai-je?” e del reggae truccato della conclusiva “C’etait cool” (che ricorda un po’ troppo la “Suicide Sunday” del secondo album, non a caso anch’essa segnata dalla collaborazione con maestro Arnaud Samuel dei Louise Attaque), tutti episodi poco più che gradevoli, poco meno che interessanti. Sarebbe un buon disco, se l’avesse fatto Vanessa Paradis: ma questi sono i Deportivo, e non sarà certo per un album così che verranno ricordati. Mi dispiace, ragazzi, ma sappiate che vi voglio bene. (Manuel Maverna)