OTEME "Il giardino disincantato"
(2013 )
Il lucchese Stefano Giannotti (1963) è un compositore assai apprezzato all'estero - in particolare in Germania - per la sua lunga esperienza nel campo della radio arte: Oteme è un'esperienza complementare ai suoi lavori, con un'attenzione spiccata per l'unione tra colto e popular, per un'idea di rinnovato ascolto. Oteme sta per ''Osservatorio delle Terre Emerse''. "Le terre emerse sono isole, continenti da esplorare, dove una volta che ci siamo addentrati potemmo trovare luoghi familiari, ma anche strani, inusuali. Le nostre terre emerse sono zone in cui accadono cose non propriamente diritte, almeno secondo il mercato, ambiti di ricerca creativa, contaminazioni. L'osservatorio è una specie di laboratorio: molti dei musicisti che vi roteano attorno sono giovani e formati all'arte contemporanea in un percorso abbastanza lungo, faticoso, ma anche divertente". Così Stefano Giannotti presenta la sua ''creatura'': un laboratorio aperto alle connessioni tra varie aree musicali e culturali, caratterizzato dall'eclettismo di fondo e soprattutto dall'elasticità, dal movimento indipendente e svincolato dalle logiche del mercato. Il disco d'esordio ''Il Giardino Disincantato'' ne è una prima e piena testimonianza. Oteme è un ensemble da camera la cui ampiezza e consistenza variano a seconda dei brani e dei linguaggi adottati: ''Il Giardino Disincantato'' è un'operazione coraggiosa e poliedrica nella quale entrano in gioco diverse anime. Dall'eredità art-rock e progressive alle conquiste della musica colta classica e contemporanea, dalla canzone d'autore al teatro musicale fino alle asprezze del Rock In Opposition: strumenti inconsueti (componium, teponatzli, la glass harmonica suonata dall'autorevole Thomas Bloch, già ospite di Radiohead, Tom Waits, Gorillaz, John Cage etc.), ironia e surrealismo da Battisti-Panella a Stravinskji, dai King Crimson a John Cage. Come dichiara Giannotti: "L'idea che sta sotto al Giardino è quella della creazione di canzoni e brani non di fruizione immediata, usa-e-getta; in quasi tutti i brani sembra di stare fermi ma ci si muove, o viceversa, proprio perché non esiste una tonica ed una dominante, ma ci si muove su procedimenti modali sporcati da dissonanze e curiosità sonore".