recensioni dischi
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EIFFEL  "A tout moment"
   (2009 )

Una tra le principali caratteristiche dei provenzali Eiffel è la capacità di suonare così poco francesi e così tanto francesi al medesimo tempo, coniugando ad una attitudine fieramente rock corredata di sonorità anglofile una teatrale espressività sopra le righe tipicamente transalpina. Guidati dal grande Romain Humeau – intelligente autore, buon chitarrista, ugola d’acciaio ed istrionico performer – ben supportato dalla compagna di musica e di vita Estelle, chitarrista di formazione classica, oggi bassista per necessità e madre della loro figlia sedicenne Salomè, gli Eiffel hanno saputo mantenersi fedeli alla propria indole stradaiola e viscerale rilasciando in dodici anni cinque album (ai quali va aggiunto il notevole lavoro solista di Romain del 2005) tutti di ottimo livello e di sincera ispirazione. Con la ruspante, prepotente urgenza che li ha sempre contraddistinti fin dai controversi esordi e che rispecchia appieno la debordante verve del loro impetuoso leader, gli Eiffel pervengono, negli oltre tre lustri di un’onesta carriera, iniziata e proseguita con una dura gavetta, ad una serie di lavori sempre più concreti e meglio rifiniti, pur non discostandosi mai dal rock sauvage, urticante e “frontale”, che ne aveva decretato il grande salto dall’anonimato alla notorietà (“Abricotine”, debutto del 2000 sotto il definitivo moniker Eiffel). “A tout moment” è il quarto lavoro di Romain & soci, e si segnala, tra l’altro, per l’adozione di un sound a tratti più meditato e levigato, particolarmente evidente in alcune delle tracce meglio riuscite, dalla cadenza esitante dell’opener “Minouche” al passo incalzante di “A tout moment la rue”, dal ritmo avvolgente di “Sous ton aile” alla scintillante “Cet instant-là”, contrappuntata da un pianoforte accattivante, al crescendo veemente di “Je m’obstine”, capace di coniugare suggestioni cantautorali e repentine deflagrazioni elettriche. Non mancano le cavalcate up-tempo a rotta di collo (“Le coeur Australie”, “Ma blonde”, entrambe vicine alle sonorità dei Luke di “Les enfants de Saturne”, o il conclusivo country & western di “Ma nebuleuse melancolique”, più affine ai Merzhin), nè brani che citano - quasi inevitabilmente - gli amici-colleghi Noir Desir, ai quali gli Eiffel sono da sempre legati, pre e post affaire-Cantat (“Nous sommes du hasard”, “Clash”, soprattutto il talkin’ blues sui generis di “Mille voix rauques” che potrebbe provenire direttamente da “Tostaky”). Pur con qualche perdonabile calo (“Mort j’appelle”), scontato l’appesantimento dovuto all’impiego talora inessenziale di parti tastieristiche poco funzionali al risultato, e nonostante qualche pecca negli arrangiamenti, “A tout moment” è disco ben strutturato, dalla scrittura intelligente e dall’appeal intrigante, espressione sincera di un’ottima band che con sfrontata personalità riesce per cinquanta tesissimi minuti a mantenere vivo l’interesse grazie ad un approccio tanto “fisico” quanto – a suo modo – paradossalmente garbato nella sua cristallina, professionale classe. (Manuel Maverna)