recensioni dischi
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BENABAR  "Les risques du metier"
   (2003 )

Bruno Nicolini, 43enne originario della provincia parigina, è un artista la cui fama è andata accrescendosi e consolidandosi nel corso dell’ultimo decennio grazie ad una serie di fortunati album che lo hanno consacrato come una delle più autorevoli e riconoscibili voci della nuova canzone d’autore francese. Dotato di grande presenza scenica e di un sottile, caustico umorismo, questo brillante chansonnier dal crooning stentoreo ed attoriale cura tanto le liriche quanto gli aspetti musicali, delineando deliziosi intrecci armonici mutuati dalla canzone popolare/tradizionale; ricorre dunque con maestria ad arrangiamenti orchestrali toccanti (“Je suis de celles”) come ad inserti bandistici (“Sac à main”), ricordando i grandi interpreti d’antan nella serrata loquacità, nella ricerca insistita di arie melanconiche e di testi ad effetto e negli accenti calcati che ne fanno un esistenzialista nei panni di giullare. In “Les risques du métier”, terzo album e disco della definitiva consacrazione di Benabar a stella di primissima grandezza, trovano lustro i generi più disparati, con inflessioni che spaziano dal jazz (“Vade retro telephone”) alla fanfara (ancora “Sac à main”, quasi un numero d’avanspettacolo), ironia e riflessività alternate in un calderone di elementi propulsi da un’interpretazione sempre diretta ed intensa, “frontale”, tra cabaret (la tragicomica sit-com de “La station Mir”) e cafè chantant. Sono brani godibili che eleggono la concisione ad arma vincente (si aggirano tutti intorno ai tre minuti), mai annoiando tra un valzer leggero (“L’itineraire”) ed uno swing jazzato (“Dis-lui-oui”), tra gli onnipresenti tromboni da marching-band che richiamano in più occasioni atmosfere circensi e le aperture sinfoniche tanto care al folclore pop transalpino. Lavoro fruibile e piacevolissimo di un artista tra i più intelligenti ed apprezzati in patria, sebbene pressochè sconosciuto nel resto del mondo. (Manuel Maverna)