recensioni dischi
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LOVESPOON  "Carious soul"
   (2013 )

Il cocktail dei Lovespoon è di quelli che regalano già dal primo sorso una bellissima sensazione di euforia. Si giocano il destino del loro secondo album in una mezz’ora, e se lo giocano bene. Big Star, un pizzico di New York Dolls, due gocce di Velvet Underground e un’abbondante spolverata di Iggy Pop & the Stooges. I Lovespoon evidentemente se ne fregano degli stereotipi geografici e mettono in fila 11 lampi di rock semplice e diretto. Suggestioni quasi elettroniche e psichedeliche lasciano largo spazio a passaggi country più intimi e acustici, un po’ alla Elliott Smith. Perché, pur mantenendo sempre le radici di un folk-rock semplice e diretto, si permettono incursioni di altro genere e stile senza voler sembrare alternativi a tutti i costi. I Lovespoon nascono a Ravenna nel 2009 e iniziano subito a mettere a fuoco un sound ben preciso, capace di far incontrare Neil Young, Alex Chilton, Shins, Nerves e Gram Parsons. Dopo pochi mesi nasce il loro primo EP ("Naked For You") che attira da subito ottime critiche sia di pubblico che di stampa. La band apre i live di artisti del calibro di Fran Healy (Travis), Telekinesis e Wave Pictures. Nel 2011 la band ravennate entra nell'Outside Inside-Analog recording Studio di Montebelluna per registrare il primo full-length omonimo, "Lovespoon". Ed eccoci nel 2013 con il secondo long play, ribattezzato "Carious Soul". Registrato presso lo studio di Claudio dei Pip Carter Lighter Maker, la band confeziona le tracce per la mixata decisiva, di nuovo, all’Outside Inside analog recording Studio. Le canzoni cariate sono sempre una dozzina, il minutaggio e i toni si alzano un po’ ma soprattutto continuano le “incursioni di altro genere e stile senza voler sembrare alternativi a tutti i costi”, che in fondo non guasta mica. Canzoni pulite, sobrie nelle loro forbite tessiture chitarristiche e anche un tantino visionarie. Stop and go trascinanti. Melodie killer. Ma soprattutto, non manca mai il senso dell’umorismo.