recensioni dischi
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SIMPLE MINDS  "Celebrate"
   (2013 )

Un tempo, le raccolte dovevano uscire con un discreto lavoro di cesello e selezione, visti gli spazi non infiniti che avevano vinili e cassette. Oggi, tra deluxe edition e mp3, alla fine il problema non si pone, e un “greatest” può di fatto essere di durata infinita. Ma, alla fine, quando si parla dei Simple Minds, non avere limiti può non essere un male, dato che raccontare la storia di questa band è complicato. Perché non si può raccontare il classico “gruppo dalle mille vite”, quanto piuttosto di una vita sola, ma fatta di così tanti alti e bassi da renderne complicato il riassunto in tempi brevi. “Celebrate” cerca di dimostrare tutto quello che è stato il mondo di Jim Kerr e soci vari, partendo da quella fine degli anni ’70 in cui la truppa si mise in evidenza con quello strano mix tra punk ed elettronica che poi confluì nella new wave, nel perfetto “New Gold Dream”, per quindi prendere direzioni imprevedibili all’inizio. E’ strano quindi trovare nello stesso piatto inni conosciuti anche dalle pietre come la title track di quel disco del 1982 assieme alle produzioni quasi carbonare degli ultimi 15 anni, le vitalissime incisioni degli esordi accanto alle fiacche ma comunque note tracce dei primi anni ’90, assieme a qualche inedito riesumato dai tempi che furono. Però, qui c’è tutto per capire cosa siano stati, questi scozzesi, che oggi hanno capito forse che se il passato è meglio del presente, allora viva il passato: tour incentrati sui lavori dell’epoca più che nuove produzioni, e nessun pudore nell’ammettere che quel che fu è più valoroso di quel che è o quel che sarà. D’altra parte, negli album di foto spesso c’è di tutto: l’immagine della gioventù con gli addominali scolpiti assieme a quella dalla capigliatura tecnicamente impresentabile e quella con la pancetta degli anni recenti, e omettere una o l’altra non sarebbe giusto dal punto di vista della testimonianza in toto. In fin dei conti, sono oltre 20 anni che i critici mugugnano su come cotanto inizio non sia stato supportato dal seguito, nella carriera dei SM. Ma è anche vero che parlarne ancora dimostra come l’attenzione sia meritata. E, magari, accorgersi che perfino nelle non esaltanti prove degli ultimi anni qualche gioiellino ci può essere, benchè fin troppo occultato dal superfluo. In alto i calici, comunque. (Enrico Faggiano)