recensioni dischi
   torna all'elenco


LEON  "Come se fossi Dio"
   (2013 )

Sorprendente. E' questo il primo aggettivo che salta alla mente durante l'ascolto di "Come se fossi Dio", l'album d'esordio di Leon, cantautore valdostano che, più che una promessa per la musica tricolore, rischia seriamente di esserne già una certezza. Sorprende la facilità di scrittura di questo ragazzo, di un livello che solitamente si raggiunge dopo un'intera carriera. Sorprende la raffinatezza e la precisione degli arrangiamenti, propria di un'opera matura e non di un disco d'esordio (applausi alla produzione di Pietro Foresti). Sorprende, infine, il coraggio e la faccia tosta di un presentarsi totale, netto, quasi "a nudo", senza alcuna paura nè patema. "Ti donavi a me come se fossi Dio, ma io non sono Dio, so solo piangere come un bambino...": l'arroganza, la sfrontatezza, la blasfemia del titolo che si trasforma invece, magicamente, in ammissione di inadeguatezza, nella consapevolezza dei normali e consueti limiti umani. Ancora più alto, come riuscita e come livello poetico, è l'episodio di "Bellissima", tenero e al tempo stesso lacerante ritratto di una ragazza minata dal male del secolo, l'orrida ed angosciante anoressia, nella quale si nega il proprio corpo con l'insano desiderio di piacere ad ogni costo: "Volevo esser così magra e fragile, sono un'ombra oramai ma mi vedo bellissima...". E non è finita: c'è pure spazio per un'intelligente e non banale dissertazione sull'immigrazione in "Profughi" ("volti perdenti in fuga, corpi quasi infranti..."), per una riflessione sull'alcolismo, altro male del secolo in perenne espansione, nel singolo "Nel gin" ("qualcosa non va, se la facoltà di scelta rimane fra bianco e liquore..."), e persino per un attimo di raccoglimento raccontando senza paure quell'autentico cancro che è la pedofilia clericale in "Ego te absolvo": "Amen, dillo insieme a me ragazzo, ti puoi fidar di me, solo non raccontare quel che il tuo confessore fa...". Di certo non ha mezzi termini, Leon, e ringraziamo il cielo che sia così. Il suo narrare la vita a ruota libera, senza inibizioni ed usando il cervello, non può che essere salvifico e benedetto. (Andrea Rossi)