recensioni dischi
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GATO BARBIERI  "Chapter three - Viva Emiliano Zapata"
   (1975 )

In questo periodo Gato Barbieri fa delle classifiche un suo ritrovo abituale. Un nome grosso, di moda. Grazie alla colonna sonora de L’ULTIMO TANGO A PARIGI, si è scatenata intorno a lui una bagarre incredibile. Il suo nome è sempre presente, sia quando si tratta di musica pop che di musica jazz. Fa molto chic nominarlo, anche se spesso chi lo nomina lo conosce come quello del tango a Parigi. Barbieri lavora da tanti e tanti anni nell’ambiente ma solo adesso conosce un successo al quale forse neanche lui credeva più, soprattutto perché non lo ha mai cercato spudoratamente. Tanto per dirne una, chi c’è dietro il sax iniziale di SAPORE DI SALE di Gino Paoli? Fausto Papetti? No, Gato Barbieri, affascinato anch’egli dall’Italia in musica degli anni sessanta. Passò lunghi anni tra Torino e Roma, usato come turnista di sala d’incisionee session man. In Italia ritorna da protagonista a novembre nel contesto del Bologna Jazz Festival ma non soddisfa molto l’attento pubblico perché si comporta da divo ed è troppo occupato a dar bella mostra di sé piuttosto che della musica. Esecuzione impeccabile ma poca anima. E, per un jazzista, l’anima è tutto. E ora l’industria musicale lo spreme fino in fondo: ecco tre album, uno dopo l’altro che vendono milioni di dischi, pur essendo strumentali-jazz-tango per palati raffinati. Un poker da paura: UNDER FIRE, CHAPTER ONE, CHAPTER TWO-HASTA SIEMPRE e l’ultimo CHAPTER THREE. La formula Barbieri funziona su disco perfettamente. Gli arrangiamenti sono curati da Chico O’Farrill con cui aveva collaborato agli inizi della carriera. Spicca la facilità della musica, che si presta a farsi fischiettare (è dovuto a questo il suo successo attuale) soprattutto perché arrangiata come mambo o cha-cha-cha di classe. (Christian Calabrese)