BACHI DA PIETRA "Quintale"
(2013 )
Atteso ritorno per l’accoppiata Succi & Dorella, con lo scopo manifesto di ALZARE IL VOLUME e sovrastare il parlottio del pubblico più annoiato durante i concerti. Alzare il volume per fare un vero e proprio disco hard rock. "Quintale", quinto album dei Bachi da Pietra e forse l’ultimo capitolo di una “trilogia del tarlo”, è uscito l’8 gennaio. Registrato e mixato dall’onnipresente Giulio Favero (Teatro degli Orrori, ecc.), che collabora alla chitarra nella sporca ballata ''Fessura'', “Quintale” rispetta in pieno le aspettative e si prenota come papabile disco dell’anno per il sottoscritto. Le due innovazioni promesse, plettro alle corde e charleston al misero set di Bruno Dorella, sono sfruttate fino in fondo: chitarrozze blues ultra-cariche, a tratti stoner - quasi metal, viaggiano alla grande sopra l'incedere metodico dei tamburi, ad esempio nell’anticipato singolo ''Paolo il tarlo''. I Bachi hanno messo la testa fuori dal bozzolo, per trasformarsi definitivamente in lucide blatte svolazzanti. Fin dai primi attacchi di ''Haiti'' e ''Brutti versi'', si capisce che dalla lenta erosione "di cava in cava" si è giunti ad una vera e propria disgregazione sonora. ''Sangue'', appunto, è un boato che ti arriva in faccia; ''Coleotteri'' un fiume travolgente. Reduce dalle sue recenti esperienze come lettore nei progetti su Giorgio Caproni e nella collaborazione con Rico degli Uochi Toki denominata “La Morte”, Giovanni Succi dimostra una rinnovata vitalità nel giocare con le parole. Aumenta infatti la capacità ironica e descrittiva dei testi, dalla curiosa filastrocca autobiografica di ''Enigma'' fino alla conclusiva provocazione del ''Baratto'' (presente solo nelle versioni digitali dell’album). Nel mezzo, temporali noise arricchiti dal sassofono di Arrington de Dionyso degli Old Time Relijun (''Pensieri, parole, opere'' e la devastante ''Sangue'') si alternano a fraseggi blues rallentati (''Dio del suolo'' e ''Ma anche no''). L’ultima muta era nell’aria da tempo: assordare per farsi sentire; distendersi, non semplificare. Adesso le blatte dispiegano le ali. (Federico Pozzoni)