NADEAH "Venus gets even"
(2011 )
Sul palco, Nadéah sembra vivere al di fuori la sua vera dimensione. Per lei la musica è da sempre una forma di medicina alternativa. Dopo aver scoperto Pink Floyd e Led Zeppelin tra i dischi di sua madre, ed essersi quindi innamorata della musica rock, Nadeah è stata letteralmente rapita da uno spettacolo dal vivo di Michelle Shocked. E’ stato lì che decise che quello che avrebbe voluto fare da grande sarebbe stato, come lei stessa lo definisce, “la Cantante di folk-americano con spirito punk”. Quella era la sua strada. Da adolescente, Nadéah ha imparato da sola a suonare la chitarra ed a usare le sue corde vocali per creare bellezza e distaccarsi dal dolore. Come Leonard Cohen e Tori Amos – due grandi fonti di ispirazione, il primo per la sua capacità di dipingere immagini con le parole e l’altra per la capacità di esorcizzare la sofferenza – Nadéah ha dato una svolta al suo passato spesso avverso, virando verso qualcosa di bello e coinvolgente, le canzoni appunto, che trascendono la difficoltà per dare conforto, creare allegria e sfiorare la bellezza. Le canzoni di Nadéah, anche se nate da esperienze vere, sono immerse nell’immaginario fantastico e raccontano le storie di un’australiana che, nata da genitori immigrati (la madre è indiana/portoghese/inglese e serba, il padre invece italiano), non è mai stata in grado di stare ferma. Ha infatti formato la sua prima band, i LoveGods, in Inghilterra con un chitarrista francese che ha incontrato mentre suonava per strada a Parigi. Notata da una stazione radio molto influente come Radio One, raggiunge in breve una certa popolarità, e questo fa sì che la sua band possa aprire i concerti di artisti del calibro di Nick Cave e Franz Ferdinand. Tuttavia, dopo l’uscita di due album per etichette indipendenti, l’avventura con i LoveGods finisce bruscamente. A questo punto Nadéah si trasferisce a Parigi con la sua chitarra. A Parigi, il destino bussa alla sua porta di nuovo: mentre lavora in una caffetteria incontra il direttore di un’orchestra classica, Nicola Tescari. Riprende a scrivere di nuovo, mettendo su carta la emozioni innescate dalla “Città della Luce” e dalla cultura francese. Dopo poco, “qualcuno” suggerisce a Marc Collin di andare a vederla dal vivo in un club. Conquistato dalla sua voce e personalità, Marc la invitò a collaborare ad “Hollywood Mon Amour”, per poi farla coinvolgerla nel progetto Nouvelle Vague e prendere parte al terzo album del collettivo francese. Nadéah sul palco conquista tutti e si dimostra un mix di PJ Harvey e Juliette Lewis, con la consapevolezza di poter usare il suo fascino da femme fatale. Durante il tour coi Nouvelle Vague, ha messo a punto gli ultimi ritocchi ai brani destinati ad entrare in questo “Venus Gets Even”, il suo primo disco solista. Costruito come cortometraggi o scene di un gioco, le sue canzoni sono tutte rivestite di un luminoso e abbagliante tessuto, accordi vivaci e mood intriganti. La ricca e sofisticata orchestrazione ideata da Nicola Tescari, comprendente chitarre, contrabbasso, pianoforte e ottone, danno al disco un taglio come se al suo seguito ci fossero Tom Waits ed i suoi musicisti. Nadeah ci affascina per le sue canzoni più personali con il calore ed i toni vellutati della sua voce. Insieme alla sua band è già impaziente impaziente di cominciare ad infiammare ogni scena.