recensioni dischi
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DEVISION  "Rockets and swords"
   (2012 )

Basterebbe chiudere gli occhi, a mò di Vic ne “Il tempo delle mele”, farsi infilare una cuffia, ed ascoltare le prime note di “Bipolar”, e chiedersi se di musica recente si tratta, e se non invece una macchina del tempo che ha riportato ai campionamenti di “Construction time again” dei Depeche Mode. Che è disco di 30 anni prima, tanto per far capire di cosa stiamo parlando. I Devision, dalla Germania, sono in giro dalla fine degli anni ’80 e fin dall’inizio hanno visto in Dave Gahan e Martin Gore, soprattutto Martin Gore, i “musi ispiratori” per tutta quella che è stata la loro produzione, andandosi a far valere come piccoli cloni dei maestri britannici nel synthpop o darkwave qualdirsivoglia. Pregio e difetto, perché mai sono riusciti del tutto a garantirsi una propria autonomia intellettuale, ma forse nemmeno lo hanno mai cercato, proponendo i loro dischi a chi, flashato da quei suoni, con il passare degli anni ha trovato sempre più complicato restare su quel genere. “Rockets and swords” non aggiunge e non toglie nulla alla loro carriera, che – proprio come certe critiche arrivate ai DM – è stata fatta sempre da ottimi singoli e album che, forse, non sono mai riusciti davvero a mantenere alta l’emozione per tutta la loro durata. Qui succede la stessa cosa, andando a mischiare ritmiche da drum machine niente male come quelle di “Binary soldiers” o “Boy toy” ad episodi più soft, qua e là. Alla fine è difficile dirne con cattiveria, proprio perché di un prodotto assolutamente indirizzato agli stessi soliti fans è, senza chiedere altro. Ma, se vi piace il genere, e volete ritornare ai tempi in cui si potevano comporre canzoncine con cori da stadio e sottofondo di sintetizzatori (proprio quelle che i DM facevano alla grande, e gli stessi Devision dei momenti migliori sapevano riproporre) questo è assolutamente per voi. E, andando ad ascoltare le sonorità quasi da Commodore di “Kamikaze”, uno dei rari brani in tedesco della storia della band, magari vi verrà voglia di pettinarvi a spazzola e tirare fuori uno di quei joystick con il “fuoco automatico”. Chi vuol capire capisca, e torni indietro nel tempo. (Enrico Faggiano)