recensioni dischi
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THE WALKABOUTS  "Travels in the dustlands"
   (2011 )

Gli Walkabouts sanno bene come esprimere il desiderio senza eccedere in sentimentalismi, e ciò avviene non solo per la qualità intrinseca dei testi, ma anche grazie a un sapiente uso delle melodie, dei grooves e degli arrangiamenti. Perfino la sequenza delle canzoni è funzionale al racconto di una storia; un aspetto che, in quest’album, è ancora più preminente che in passato. Come il nome stesso del gruppo suggerisce, i Walkabouts sono sempre stati “in movimento”. Ma dove si trova questa “Terra della Polvere” che appare come la destinazione del loro viaggio? “E’ da qualche parte nelle terre dell’Ovest americano, dove per la gente la vita è ancora molto dura”, dice Eckman. “Alcune parti di quelle regioni non sono cambiate granchè nel corso degli ultimi cent’anni. Ma non volevo che Dustland fosse un luogo preciso indicato sulle mappe, bensì la rappresentazione di un luogo verosimile, come fece ad esempio William Faulkner quando, per ambientare le sue narrazioni, s’inventò la fittizia Yoknapatawpha County sperduta da qualche parte nel Mississippi”. The Walkabouts sono considerati, almeno da coloro che ancora posseggono una memoria, la band che negli anni ’80 per prima ha dato avvio al cosiddetto “alternative folk-rock revival”, lasciando da allora un’impronta significativa ad ogni loro nuova pubblicazione senza tuttavia lasciarsi lusingare dai trend musicali del momento. Fin dagli inizi i fattori determinanti sono stati il songwriting di Chris Eckman e il suo inconfondibile alternarsi alla voce solista con la cantante Carla Torgerson. Le loro canzoni possiedono una bruciante vena malinconica che sa palesarsi esplicitamente anche quando la musica è scavata nel profondo della tradizione.