recensioni dischi
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ROSSO DALMATA  "Rosso Dalmata"
   (2012 )

La sempre attiva e convincente U.d.u. Records stavolta ci introduce nel mondo dei Rosso Dalmata, band proveniente da Bologna e che pare avere già le idee parecchio chiare. Non c'è nemmeno il tempo di infilare il cd nel lettore e subito si è sopraffatti dalle sonorità elettroniche (stile primi Depeche Mode o, se preferite, alla Bluvertigo) che introducono l'opening song "Mina si fa di ketamina", brano (primo singolo estratto dalla raccolta) che presto vira verso lidi molto più rock'n'roll. Salta immediatamente alle orecchie come questi ragazzi producano un sound ricercato e molto ben suonato, ed anche il testo ("proverai polvere magica, stupida, ora sai che lei è più importante di te...") è al tempo stesso tragico e scanzonato, di certo furbo, al punto che ti si attacca al cervello. La prosecuzione di "Romanzo noir" è ancor più convincente, con ritmi sempre elevatissimi e sonorità appicicaticce che non ti lasciano scampo. Questo è un disco, lo si nota da subito, che non ti abbandona un attimo, che ti concede respiro solo per qualche istante, giusto il tempo di pensare che, di questa musica, è davvero impossibile non innamorarsi. "Adoro il 69", nonostante una breve e prevedibile divagazione sessuale ("è una posizione irremovibile, anche se a volte consigliabile..."), è invece una fondata e ritmatissima analisi di una stagione definita "irripetibile", che per tante ragioni ha cambiato e quindi definito gli anni seguenti, compresi ovviamente i nostri, dal punto di vista storico, sociale e politico ma anche, perché no, prettamente musicale, con citazioni per i Beatles ("quegli uomini geniali sulle strisce pedonali") e per Jimi Hendrix ("non credo sia banale che un afroamericano bruci l'inno nazionale"). Più il disco procede e più, al posto di Depeche Mode o Bluvertigo, le sonorità ricordano Arctic Monkeys e Kaiser Chiefs, sterzando quindi sempre più verso il rock. Impronta notevole devono quindi averla apportata il mixaggio di David Lenci (già al lavoro con Linea 77 e Il Teatro degli Orrori) ed il mastering di Carmine Simeone (distintosi, guarda un po', nei lavori dei Subsonica), spingendo così, più o meno consciamente, verso un risultato di perfetta fusione elettro-rock. Vincente, questo è poco ma sicuro. (Andrea Rossi)