RONIN "Fenice"
(2012 )
Nonostante la chiusura della storica etichetta Bar La Muerte (Bugo, OvO e Bologna Violenta per citare solo alcune delle produzioni italiane), Bruno Dorella prosegue la sua avventura con i Ronin, giunti al sesto disco in dieci anni a coronare un percorso in costante ascesa. ''Fenice'' arriva infatti dopo l'ottimo ''L'ultimo re'', proponendo un ascolto più amalgamato, mediterraneo e per certi versi anche più accessibile. Le ambientazioni sono rarefatte e si evolvono pezzo dopo pezzo come a voler giocare su piani semantici diversi, tra folk e swing (vedi ''Gentlemen only''), oppure con ritmi da ultimo duello western come in ''Jambiya'', fino a sonorità tribali, magari impreziosite dai fiati di Enrico Gabrielli, ad esempio nella stupenda marcetta conclusiva di ''Conjure men''. L'intro ''Spade'' è timida e avvolgente, prima della calda esplosione (quasi surf-progressive) di ''Benevento'' e dei richiami dissuasivi alla Tortoise del singolo ''Selce''. Tra le altre partecipazioni, il disco segna l'ingresso alla batteria di Paolo Mongardi (Jennifer Gentle, Zeus!, Il Genio) e vede le collaborazioni di Nicola Manzan al violino nella nostalgica ''Fenice'' e della cantautrice folk Emma Tricca, voce nel remake di ''It was a very good year'', già cantata da Frank Sinatra. Che dire? Un disco sano, rilassante, diretto, con un tocco da spiaggia tropicale seppur in pieno inverno: ''Nord'' si muove su strumentalità da cantautorato, con tanti piccoli fronzoli che non tradiscono comunque la spiccata semplicità del risultato finale. Come da puntuale indicazione sul mitologico pennuto, il tutto suona insieme rigenerato e rigenerante. (Federico Pozzoni)