SICK TAMBURO "A.i.u.t.o."
(2011 )
Come in occasione del disco d'esordio di quasi 3 anni fa, anche in questa occasione sono tanti gli aggettivi che vengono alla mente ascoltando i Sick Tamburo. Il più centrato, probabilmente, è: geniali. Tutto qui, i Sick Tamburo mettono in ogni loro brano puro genio. A chi riterrà eccessivo questo giudizio, raccomandiamo l'ascolto di "Le mani sporche", o di "E so che sai che un giorno": perfetto rock elettronico e testi, come sempre, spiazzanti, ripetitivi, sarcastici ed appiciccaticci. E' come se, dagli originali Prozac+ (da cui Gianmaria Accusani ed Elisabetta Imelio provengono), i Tamburo avessero colto l'essenza decisiva, quella primordiale, levigandone invece gli orpelli e cassandone gli eccessi. Il tema centrale di "A.I.U.T.O." è una forte critica nei confronti della società moderna, come si evince chiaramente da "Magra" (spiazzante analisi dei modelli imposti che portano sempre più ragazze sull'orlo dell'anoressia), "Si muore di AIDS nel 2023" e "Televisione Pericolosa". Ma è vincente pure la martellante ritmica di "Finchè tu sei qua", così come l'apertura del disco legata a "In fondo al mare", brano nel quale i Tamburo citano Lucio Dalla e la sua "Com'è profondo il mare": esperimento, questo, ripetuto in "La danza" nella quale la citazione di Dalla è "Balla balla ballerino, dice quella canzone, tutta la notte fino al mattino". Altra freccia centrata, altro bersaglio perfetto, quindi, questo "A.I.U.T.O.". E allora la domanda (lecita) a questo punto diventa: cosa combineranno la prossima volta i Sick Tamburo? Semplice. Faranno un altro disco geniale. (Andrea Rossi)