recensioni dischi
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VASCO ROSSI  "Non siamo mica gli americani!"
   (1979 )

Andrebbero ripresi tutti quanti, i primi sei album di Vasco, quelli che vanno dall’esordio fino a ''Bollicine'', lasciando il live del 1984 (“Va bene va bene così”) come ultimo fiato, e dimenticare poi tutto quello che è stato dopo. Perché, il Vasco di quei tempi, era roba che non si sarebbe più vista e sentita, dopo. Come idee musicali, come voglia di mettere giù testi mai banali, come la capacità di far dischi dove non c’era un secondo, uno, che non sembrasse assolutamente indispensabile e, a modo suo, geniale. In questo, da Zocca si inizia ad inquadrare meglio l’obiettivo, unendo ancora l’eccellente cantautorialità del precedente con maggiore ironia, e un pizzico di rock dove le chitarre elettriche accompagnano un po’ di più quelle acustiche, vere protagoniste del “Ma cosa vuoi che sia una canzone” del 1978. Dentro, si trova di tutto, lasciando da parte certe precedenti malinconie e, come detto, buttandosi soprattutto sulla voglia di divertirsi. A partire dai dubbi di “Io non so più cosa fare”, passando dall’allucinato giorno di festa raccontato da chi ha il “Fegato fegato spappolato”, al quasi psichedelico mondo degli “Sballi ravvicinati”, e al genio di “Faccio il militare”, una delle più vivide canzoni antimilitariste che forse siano mai state incise. Ci sarebbe già di che essere soddisfatti, ma Vasco nel lato B (nostalgia!) ci porta nella discoteca dove troneggia “La strega”, nel regno delle tastiere che è “Quindici anni fa”, fino al quasi scocciato ometto stanco della sua ragazza di “Va bè (se proprio te lo devo dire)”. Mille generi musicali, mille idee, per qualcosa che sarebbe stato criminale non ricordare se mai non ci fosse stato il successo degli anni a venire. Ah, nel disco c’è anche “Albachiara”, roba che non venne quasi considerata, all’epoca, scaraventata come traccia centrale del lato B (nostalgia!) prima di diventare, qualche anno dopo, oceanicamente condivisa in qualsiasi schitarrata davanti ad un falò o davanti al mare che la storia italiana ricordi. Paradossalmente, proprio “Albachiara” – come poi si sarebbe chiamata la ristampa dell’intero album – sembra quasi fuori posto, in un disco dove c’è più spazio per la geniale demenzialità che non per il romanticismo. Ma Vasco, tanti anni fa, era capace davvero di tutto. (Enrico Faggiano)