SOLUZIONE "L’esperienza segna"
(2011 )
E’ uscito a fine maggio il nuovo lavoro dei Soluzione “L’esperienza segna” targato Jost e Audioglobe, quasi a voler scherzare con le parole di Battiato: «Erano giorni di maggio, tra noi si scherzava a raccogliere ortiche…». Sì, perché i Soluzione sono collaboratori storici del filosofo piuttosto “nihilista” Manlio Sgalambro, e perché questo disco ha avuto una lunga e dolorosa gestazione (così recitava la voce inspiegabilmente cancellata su Wikipedia), iniziata già all’epoca della ristampa deluxe di “Ciliegia” (primo lavoro della band tra electropop e post punk), e il titolo di questo nuovo lavoro sembra voler richiamare e parodiare appunto l’esperienza di produrre arte tra le mille difficoltà del mercato e dell’industria discografica, ma pure il dolore umano dei versi di Lucrezio, la difficile impresa di vivere, soprattutto in un mondo delirante e ormai allo sbando. E ascoltando le 13 tracce (un numero dal chiaro rimando cabalistico ma che nasconde qualcosa in più) a cui si aggiungono altri tre brani in cui trovano spazio le splendide collaborazioni con Mao, Garbo e Federico Fiumani dei Diaframma, ciò che incontriamo è proprio la vita, quel vissuto contingente che porta con sé gioie e per la maggior parte delle volte dolore, incomunicabilità, inganni e bugie, disillusione, ma pure, idee, pensiero (il rimando a Sartre in “Tutto e Nulla” è evidente e pure nelle altre canzoni il pensiero esistenzialista si fa largo a volte con dolcezza e melodie, altre volte con chitarre taglienti e ritmi incalzanti). Partendo dalla copertina e dal booklet il disco si presenta carico di citazioni, rimandi, significati più o meno nascosti. Per la cover i Soluzione vanno a scomodare San Stanley Kubrick, modificando secondo esigenza un’iconografia già carica di messaggi (un Barry Lyndon moderno). Ma non finisce qui: una segnalazione per i palati più fini e colti, il numero delle canzoni e delle collaborazioni (13+3) è un altro sottile riferimento alle opere del grande regista (tredici infatti sono i suoi lungometraggi, tre i suoi corti). La titletrack apre il disco e cattura dal primo momento con le sue atmosfere umbratili e quegli arrangiamenti delicatamente prog-delici. Si prosegue con ''Anni ’70'', dalla finta aria sbarazzina e molto “curesque” che parla di un mondo con spiccata vocazione autodistruttiva, irride Ligabue e prende a prestito le parole del cartone animato Scooby Doo per ricordarci che la fine è prossima quindi non c’è nulla di che festeggiare (anche in questo brano è nascosta un’altra citazione). Come ''Cade Chi'' racconta del dolore e delle bugie con sonorità elettroacustiche che rimandano a gruppi dimenticati come i Sad Lovers & Giants e Echo & the Bunnymen. ''Cosa Dire'' invece assegna alle parole un loro peso specifico, a volte schiacciante, un peso che può aprire ferite e distruggere i sentimenti (incalzante e geniale quel finale in cui il cantante dei Soluzione inneggia: ''Odio dover criticare, odio generalizzare, odio… non saper che cosa dire… a parodiare nuovamente un mondo vuoto''). ''Facili Forme'' è l’amore manifesto verso l’Arte, emozione, sentimento, la condizione dell’artista in rapporto alla vita e alle relazioni non sempre positive che è costretto a vivere e subire. ''Infettami'' è invece un nuovo canto generazionale, “dark” (altro che vampiri tanto di moda… è la vita reale l’orrore…), tra mali incurabili dai piccoli nomi e mali dell’amore come quello generazionale tra madre e figlio, una critica al mondo degli adulti nel quale ogni amore è perso o smarrito. ''Intermezzo uno'' apre lo scenario dell’elettronica. ''Luce'' è la canzone più spirituale ed evocativa dell’album, con un finale degno dei Chemical Brothers. ''Pensiero in movimento'' è lo slogan gridato dalle barricate per le nuove generazioni, una protest song emozionante che caldeggia tv più spente e pensiero più vivo e in movimento, in cui emerge incontrastato l’Orwell di “1984”. Un bacio, una confessione maliconica e dandy, sulle storie d’amore che finiscono e rimangono chiuse dentro fotografie. ''Tutto e Nulla'' è l’inno dei Soluzione, canzone d’autore dal sapore post punk, in cui viene scomodato Jean Paul Sartre: tra essere e apparire di sicuro ciò che rimane all’uomo sulla terra è il Nulla. ''Alta velocità'' è la fine del viaggio, l’incubo di ogni uomo che procede solo verso il termine della sua Esperienza, tra pianoforti e giostre felliniane emerge un sentimento profondo e doloroso. Come chicca finale le tre collaborazioni con piccoli cambiamenti negli arrangiamenti. Strepitosa “Gene” con Federico Fiumani, “Anni ‘70” sembra scritta a posta per la voce di Mao, e “Luce” in cui Luca duetta insieme a Garbo. Un ottimo disco per i Soluzione, “L’esperienza segna”, forse tra le migliori produzioni musicali italiane cantate in italiano di questi ultimi anni. Maturo, profondo, godibile nel senso più onesto del termine. La band sulla lunga distanza sembra ottimizzare non solo la propria capacità live ma pure un discorso creativo e compositivo, di consapevolezza, di ricerca. E con un po’ di romanticismo ci piace pensare al percorso di questa formazione veneto-romana come al percorso che fecero negli anni ’80 band di grande livello come Modà, Litfiba e Diaframma, in cui lingua italiana e suono “originale” si fusero insieme, senza prendere sterilmente dall’estero, abitudine ormai consolidata nell’attuale panorama indie nazionale. “L’esperienza segna” come un ricordo, riporta alla memoria suoni e atmosfere andate, li ammoderna e fa percorrere nella notte ai Soluzione una nuova strada, quella che porta al giorno, sentieri a volte umbratili, a volte immersi nella nebbia o battuti dal sole, con cuore impavido. L’esperienza segna, è vero. Vivere non è affatto facile. E ciò che resta dopo l’ascolto è una splendida sensazione di condivisione. (Nick Rizzi)