FUH "Dancing Judas"
(2010 )
I dintorni di Cuneo devono avere qualcosa di stranamente stimolante per la musica alternativa/indipendente contemporanea, spesso cupa e avvitata su sè stessa come i giri di chitarra di “Dancing Judas”, album dagli strani contorni rock effettati e fuligginosi. Al di là dei testi in inglese, c’è qualcosa di elettronicamente British nello stile della band, che spazia da un rock-pop quasi Bloc Party fino ad un punk più arrabbiato e convulso a mo’ di Fugazi. La chitarra elettrica slavata che apre “Grandine” rimane una deliziosa persecuzione per il resto dell’album, e si fonde con una linea ritmica di basso e batteria decisamente percussiva. La voce sporca e rarefatta riempie il resto degli spazi, come in “Four things” e nel singolo “Distance”. “Miniver” è forse il pezzo migliore, ripetitivo e incattivito, prima degli echi roboanti di “Gordon rest in peace” e di ampie parentesi strumentali e distensive. Questi quattro ragazzi piemontesi sono da tenere sott’occhio. (Federico Pozzoni)