recensioni dischi
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ARCADE FIRE  "The suburbs"
   (2010 )

Arcade Fire 2010, e fu così che tutto cambiò. Lasciandosi alle spalle i successi di “Funeral” e “Neon Bible”, gli Arcade Fire lanciano la loro ultima sfida a tutti i loro fan e al mercato discografico. “The Suburbs” è il tipo di concept album ben costruito, ben pensato, ben fatto che però o si odia o si ama, vie di mezzo non ne ha. Intendiamoci, melodie, buona musica e ottime idee se ne trovano nell’album a bizzeffe, ma c’è sempre quel "qualcosa" che ferma alcuni dal dire “ottimo disco” e invece fa dire l’esatto contrario. La musica è la protagonista, e si capisce subito in apertura, con una “The Suburbs” degna di Bob Dylan in persona; tutto poi scorre tra vene di edonismo puro e sfacciato, un po’ come succedeva nelle correnti artistiche post-rinascimento, come il barocco e il rococò (titolo tra l’altro della quarta traccia). In generale, l’intero album non ha un genere ben definibile, per esempio “Empty Room” ha una introduzione "alla Paganini" per poi diventare una canzone, in qualche passaggio, quasi punk, con chitarre e basso martellanti. Altri esempi di brani particolari sono “Month of May”, in versione ancora rockeggiante, o anche “We Used to Wait”, leggera ma percussiva. Tuttavia l’unica nota dolente dell’album (che presenta anche testi particolari, pensati e sicuramente non trascurabili) è forse l’energia: sia chiaro, ogni gruppo ha i propri metodi e i propri suoni, ma quando una band, un disco, una canzone, hanno davvero presa quasi universale sul pubblico vuol dire che c’è quel qualcosa in più, magari di particolare, quasi di etereo e non afferrabile, che però rende il tutto irresistibile. In questo caso forse manca quel tocco magico, quel poco di più che fa diventare un ottimo album una vera e propria uscita discografica imperdibile. (Stefano Mavero)