recensioni dischi
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IRON MAIDEN  "The final frontier"
   (2010 )

Più o meno tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo sentito parlare degli Iron Maiden, e magari abbiamo anche cantato a squarciagola “run to the hills, run for your life!” con gli amici. Ebbene, a seguito di un tour mondiale che ha toccato tantissimi angoli di mondo, con la band a bordo di un Boeing 757 (Flight 666) con grafiche personalizzate per gli spostamenti, sono iniziati i lavori per il nuovo album. A prima vista “The Final Frontier” sembra un tipico album dei Maiden: poche tracce, minutaggio piuttosto lungo per ogni brano e tipici suoni Heavy Metal anni ’80 che piacciono tanto a moltissimi. La potenza sicuramente non manca e si sente subito col singolo “El Dorado” che parte a mille con quel fantastico basso cavalcante di Steve Harris diventato una carta d’identità degli Iron Maiden (i più esperti sapranno però che questo basso particolare deve pagare pegno ad “Achilles Last Stand” dei Led Zeppelin del 1976, ben 4 anni prima dell’album di debutto “Iron Maiden”). Nell’album troviamo poi altre tracce validissime, quali “Mother of Mercy” e “The Alchemist” che sono sulla buonissima strada per diventare i prossimi singoli. Un discorso a parte va fatto per brani come “The Talisman” e “When the Wild Wind Blows” che, avendo entrambi una durata considerevole, partono dolcemente creando poi dei crescendo fantastici, propri dei Maiden. L’unica pecca dell’album è la durata delle tracce, o meglio, è una caratteristica che può avere risvolti positivi o negativi: positivi nel senso che ogni traccia risulta quasi un mini-album a sé e quindi rende molto più partecipe l’ascoltatore, tuttavia a molti ascoltatori la durata consistente potrebbe dar fastidio, soprattutto se ascoltatori ormai abituati ai canoni commerciali dei 4 minuti e 30 secondi del singolo dell’estate. In conclusione però sarebbe un grandissimo sbaglio non fare elogi, in primis a una band così longeva e capace di trasformazioni continue (non dimentichiamo i continui cambiamenti di vocalist), ma allo stesso tempo in grado di mantenere una propria linea guida, che è ormai il succo vitale di ogni band, cioè trovarsi il proprio spazio e creare l’esplosione più grande possibile all’interno di quello spazio. Esplosioni a parte, album vivamente consigliato a tutti e grandi complimenti ai Maiden. (Stefano Mavero)