LIGABUE "Nome e cognome"
(2005 )
Che cosa resta dell’autore di “Piccola stella senza cielo”? Ben poco purtroppo, oramai l’uscita di un nuovo disco di Ligabue, come per tutti i suoi colleghi rocker, è più che altro un evento mediatico, un gigantesco spot. Questo non significa che il trionfatore assoluto di Campovolo a Reggio Emilia non abbia più la verve di un tempo: in tal senso, il seppur onesto lavoro “Nome e cognome” rappresenta l’ennesima riconferma del menestrello padano, che s’inspira (fin troppo) a Dylan e a Springsteen. L’album è robusto e ben calibrato, per questo “Il giorno dei giorni” fa da buon apripista al concept del Liga. “Happy Hour” sembrava da subito uno spot per telefonini (come in effetti è stato), anche se aiutano le reminiscenze di “Buon compleanno Elvis”. In questo disco appaiono meno marcate le differenze fra uomo e donna già trattate nei precedenti lavori. Per questo “L’amore conta” e “Le donne lo sanno” sono incastonate nel disco e mostrano Luciano come allo specchio, alle prese con “Lettera a G.” e in “Cosa vuoi che sia”. Il musicista dalla classe cristallina di un tempo (e non la caricatura di se stesso) vengono fuori purtroppo solo in “Vivere ad orecchio”. Come un taglio netto al disco, poi “Sono qui per l'amore”, rompe forse troppo bruscamente gli equilibri, come a porre l’accento che il rocker può in ogni modo essere diverso da ciò che appare. Chiaramente il disco è azzeccato, soprattutto dal punto di vista commerciale e potrà continuare a sfornare singoli che ne prolungheranno l’ascolto, nell’attesa di un nuovo e di certo partecipatissimo tour. Del resto il Liga non sbaglia un colpo da parecchio, anche se, come in questo caso, l’autore dovrebbe osare un po’ di più, per non apparire ripetitivo e prevedibile. In fondo questi 11 brani passano, ma “Certe notti” di emozioni live la dicono lunga circa l’affetto di tanti fans che meriterebbero qualcosa di meno costruito a tavolino. (Lorenzo Bazzani)