ZU "Carboniferous "
(2009 )
Ho letto su una locandina che gli Zu sono stati votati come la miglior band live italiana dell’anno scorso. Posso solo immaginare il rendimento live del tetro ed avvolgente carisma di “Carboniferous”, disco che vanta collaborazioni eccellenti tra cui quelle di Mike Patton, King Buzzo (Melvins) e Giulio Ragno Favero (ex Teatro degli Orrori). Di derivazione improbabile, a metà tra John Zorn e i migliori Korn di “Issues”, “Carboniferous” è un disco fatto come si deve, con la D maiuscola. I ritmi incalzanti e meccanici di basso e batteria, inframmezzati dalla presenza del sassofono, fanno passare inosservata la quasi totale assenza della voce, che si risolve nelle gutturali sperimentazioni del poliedrico vocalist di Faith No More, Fantomas, Mr. Bungle e Tomahawk. I toni delle canzoni sono molto oscuri, tenebrosi quasi come se i suoni provenissero dalle profondità del sottosuolo, così a partire da “Ostia”, che conserva imbizzarrimenti di sassofono quasi free jazz e dalla pesantezza industrialeggiante di “Chtonian”. “Carbon” riesce ad essere straordinariamente orecchiabile, “Axion” inquietante e “Mimosa Hostilis” davvero martellante. I veri capolavori sono però secondo me i due pezzi finali, con i logoranti crescendo di “Obsidian” e “Orc” quasi collegati tra di loro a chiudere le dieci tracce del disco, dieci come il magico numero che per i Pitagorici racchiudeva l’intera realtà. (Federico Pozzoni)