recensioni dischi
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JIM KERR  "Lostboy!"
   (2010 )

Provare ad uscire dal familiare orticello dei Simple Minds dopo oltre trent'anni non è facile, e qualcuno gli potrebbe anche chiedere da dove sia nata, questa voglia di scappatella extraconiugale, considerando che con la vecchia sigla le cose ormai sono stabili e statiche, diciamo, da un ventennio. Roba complicata, anche perché ormai basta solo un suo sillabare per rimandare il tutto al gruppo, rendendo in-identificabile qualsiasi differenza tra questo lavoro solista e tutto il resto. "Lostboy!" piacerà agli amanti dei Simple Minds (bravo, direte, ci voleva una laurea per capirlo...) e, ovviamente, non farà girare lo sguardo a nessun altro (ri-bravo, se volevamo dar retta a Jim Kerr potevamo farlo prima, no?). Per cui, lasciato alla psicanalisi il chiedersi il perché della ''fuitina'', avvicinarsi a questo disco sarà una discreta boccata d'ossigeno per chi, magari, non è che fosse rimasto particolarmente colpito dalle ultime cose delle ''menti semplici'': oddio, c'è l'abc di chi, ormai, non è che possa riciclarsi nello speed metal o nell'hip hop, e la voce di Kerr è talmente rassicurante che sembrerebbe anche stonata messa su qualche altra base. Magari ci sono richiami alle sonorità new wave di tanti anni fa (a partire dall'iniziale "Refugee"), ad un po' di impegno sociale ("Bulletproof heart", anche se presa in prestito dagli amici Silencers), ai cori femminili che fanno tanto "Alive and kicking" ("Remember Asia"), e a tanti altre piccole cose già sentite e risentite qua e là. Allora, direte, ce lo consigli o no, 'sto disco? Semplicemente: se siete di quelli che si sono dimenticati dell'esistenza dei Simple Minds dagli inizi degli anni '90, qui non troverete nulla che vi farà tornare sui vostri passi. Se, in un modo o nell'altro, siete rimasti affezionati anche ai vari "Home" e "Graffiti soul" recenti, pur riconoscendo che, insomma, "New Gold Dream" era roba ben diversa, qui un passaggio potete farlo eccome. Non vi farà male, anche se come sempre, uscirete con l'idea del "poteva fare un po' di più, ecco", commento che gira attorno a Jim nostro, più o meno, dall'inizio della carriera. C'è chi prende dei 4 e dei 10 in pagella, lui ha sempre preso sei meno: vabbè. (Enrico Faggiano)