recensioni dischi
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MANGO  "Odissea"
   (1986 )

Un altro piccolo mattoncino nella crescita di Mango fu “Odissea”. Che, raro caso nella carriera del lucano, venne preceduto da una ottima partecipazione sanremese (sì, perché il Pino nostro, di solito, a Sanremo portava scartoffie, rispetto a ciò che gli avrebbe poi aperto le porte delle classifiche). “Lei verrà”, infatti, fu chiave di volta per il grande pubblico, assieme a quella “Io nascerò” che aveva lasciato a Loretta Goggi, presentatrice in quella occasione. Vero che meno bene gli andò con “Re”, concessa a Loredana Bertè, ma nemmeno era colpa sua se la Loredanona decise per quella mise premaman che, insomma, tanti applausi non prese, anzi. Ma lui era diventato oggetto di culto, e quasi come il Battiato di anni prima, tra una elettronica elegante ma non sguaiata e testi facilmente riconoscibili, si era creato un repertorio sia per sé che per chi attingeva dal suo calamaio. “Odissea”, pur avendo avuto maggior successo del precedente “Australia”, è forse però un piccolo passo indietro, figlio di una non ancora chiara volontà su che direzione seguire. La cosa è dimostrata da alcuni passaggi in inglese pressochè insignificanti, per chi da lui aveva cominciato ad attendersi ben altri ritratti e paesaggi. Ma stava diventando, piano piano, una piccola certezza in un mondo, quello della musica italiana, che gridava per uscire dall’abbraccio mortale della british invasion e dell’esterofilia a tutti i costi. Ci avrebbe messo del suo, per questa rinascita, ma questa sembrò una piccola occasione mancata, pur regalando qualche buon momento, tra “La rosa dell’inverno” e, finalmente, la pubblicazione su album di “Oro”. (Enrico Faggiano)