IL TEATRO DEGLI ORRORI "A sangue freddo"
(2009 )
Potenza mantenuta e originalità di stile che sa comunque rinnovarsi: se parafrasando Caparezza “il secondo album è sempre il più difficile”, l’obiettivo per il Teatro degli Orrori è stato decisamente centrato. Grazie al nuovo album (a breve sul mercato ma disponibile già da ora on line come anteprima online integrale e gratuita), il supergruppo si avvia a diventare una delle maggiori realtà rock in circolazione, non più destinato solo ad una piccola cerchia di appassionati. Gli sforzi e le attente cure nella registrazione sono stati adeguatamente ricompensati: non più un progetto estemporaneo quindi ma un gruppo maturo e affermato. L’impasto dei suoni rock è sempre più compatto e va anche oltre nella sperimentazione di uno stile decisamente particolare, un ascolto quasi catartico. Così è nell’inizio di “Due”, che risveglierebbe anche i morti con il suo ritmo elettrico e ascendente ed un cantato recitativo già marchio di fabbrica di Pierpaolo Capovilla. Ogni strumento lavora al massimo volume e la commistione tra una chitarra ipnotica, un basso che riempie tutti gli spazi e una batteria colossale e incessante che ne esce è davvero di alto livello. “A sangue freddo” merita di essere inserito tra gli altri singoli per la melodia accattivante e rabbiosa e la tematica delle ingiustizie verso il Terzo Mondo che ricorre in tutto il disco. Vicine alle sonorità del primo disco sono ad esempio “Mai dire mai” e “Alt!”, mentre curiosamente elettronica ed orecchiabile è “Direzioni diverse”, pur sempre interessante. Bellissima è invece l’altalenante interpretazione della preghiera “Padre nostro” ed ancora più stupenda e poetica “Majakovskji”, piena di soluzioni ammalianti e quasi teatrali. Similmente attanagliante è la lunga e conclusiva “Die zeit”, che sa quando far trattenere il respiro e quando scaricarlo, preceduta dalla dolcissima ma forte chitarra di “La vita è breve”. Dodici canzoni per cinquantatrè minuti racchiudono un altro piccolo capolavoro, il secondo per l’esattezza. Non so voi ma appena esce io lo compro. (Federico Pozzoni)