recensioni dischi
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STECCA  "Stecca"
   (2009 )

L’Emilia Romagna si conferma terra di cantautori: Stefano Bertolani, alias Stecca, pubblica il suo primo disco dopo una lunga gavetta nei pub emiliani e non solo. Dieci pezzi di stampo tipicamente pop-rock di cui il giovane cantautore si serve al fine di raccontare momenti di vita vissuta con una naturalezza pressoché totale. L'incipit di questo cd è ottimo per merito del singolo "Viaggio in America": la melodia è semplice e l'arrangiamento di base è molto curato; la voce di Stecca appare subito nitida ed umile proprio come il testo incentrato sui preparativi e sulle aspettative del viaggio d'oltreoceano di Elisa Manzini, protagonista anche del videoclip di questo primo estratto dell'album: lei stessa a fine brano si cimenterà in un monologo forse improvvisato e a tratti incomprensibile, nel quale definirà a suo modo la semplice curiosità di scoprire posti nuovi. "Balla e muoviti da sola", secondo pezzo di questo lavoro, è una canzone alquanto concitata in cui il cantautore emiliano, così come avviene più in generale per questi primi brani, si pone come osservatore della realtà che lo circonda. Prosegue su questa stessa onda emotiva "Il vivere che vuoi" e qui Stecca conferma una certa adattabilità della sua voce a qualsiasi ritmo e a qualsiasi brano. Il racconto in prima persona sottoforma di inno all'amicizia vera ed autentica è protagonista di "Tra birra e fumo"; straordinaria appare anche la ballata "Questa è la nostra storia" che musicalmente spicca per gli arpeggi vellutati delle chitarre di Mel Previte e Marco Montanari. "Comunque vadano le cose", sesta traccia dell'album, propone una melodia probabilmente già sentita, però conferma definitivamente il sound pop-rock dell'intero lavoro così come "Leccami il cuore"; in questi due pezzi l'ugola di Stecca assume un ruolo particolarmente determinante anche sugli acuti e la batteria di Francesco Micalizzi risulta più che mai decisiva. In mezzo a questi due brani si colloca "Principessa", intensa dichiarazione d'amore con un assolo finale di chitarra elettrica molto delizioso. "Un posto lontanissimo" chiude il cd e rappresenta quasi un riassunto dell'intero album; la parte finale di quest'ultimo pezzo riprende il riff di "Viaggio in America" con le chitarre acustiche ed il quartetto d'archi Koinè ed è introdotta da un simpatico dialogo tra Mel Previte e Daniele "Barny" Bagni, rispettivamente chitarrista e bassista di Stecca. La vera fine del disco in realtà è affidata alla bonus track "Innamorato di te", singolo già proposto dal cantautore emiliano nel 2004: il brano, in un certo senso, anticipava quello che si sarebbe ascoltato complessivamente sul cd appena uscito, anche se si scorge ancora quel pizzico di "immaturità", dovuto all'incisione precedente di questo pezzo rispetto al resto dell'album. «Il fiume può essere sempre lo stesso, ma l'acqua mai» sostiene Elisa Manzini nel suo monologo alla fine di "Viaggio in America", riprendendo uno dei punti chiave delle teorie di Eraclito, filosofo greco del VI-V sec. a.C., che si servì di questo esempio per sostenere in senso più ampio che «tutto scorre»... così come scorre piacevolmente l'intero cd che si ascolta senza alcuna fatica. Stecca non parla per metafore, ma giunge subito all'essenza di qualsiasi emozione, perché di fatto l'album descrive la cosiddetta "vita di tutti i giorni" e ciascun pensiero è raccontato in modo molto umile; tale caratteristica è apprezzabile in un momento in cui il panorama musicale e talvolta gli artisti stessi cercano o propongono ossessivamente la "novità" che spesso si rivela una "brutta copia" di melodie già sentite. Una parte del merito spetta anche alla band, che sembra entrata realmente nel mondo di questo cantautore, così da permettergli di esternare al meglio i suoi testi.