recensioni dischi
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SQUALLOR  "Arrapaho"
   (1983 )

E alla fine fecero il botto. Non nelle radio, ovviamente, ma bastò un clamoroso gol pubblicitario per far sì che in tanti andassero a comprare il disco, mettendo sempre più in imbarazzo chi, in televisione, doveva bypassare il loro nome durante le hit parades. Ma chi, all’epoca, non ha mai detto ad un amico “Ciao, comprati Arrapaho”? Nessuno, appunto. Entrò tra i dischi più venduti dell’anno, tra i Police e Vasco, facendo arrabbiare Cesare Ragazzi che veniva preso in giro qua e là, e riproponendo, stavolta a Dusseldorf (su base rigorosamente teutonica, “Da da da”) il nostro Pierpaolo. Gli Squallor raccontavano a modo loro la “Guerra del vino” che in quei tempi metteva di fronte Italia e Francia, provarono l’ebbrezza del rap – anzi, “Rep e rip” – e piangevano perché “O’ tiempo se ne va”. Ma il disco rimase legato all’ambizioso tentativo di portare al cinema tutte le loro gag, in un film che proprio “Arrapaho” si chiamava. Definito il peggior film mai prodotto in Italia, pur scansato dalle tv private che negli anni a venire avrebbero rivalutato il trash, è diventato a suo modo un successo cult. Chi non ha mai sentito parlare, in fin dei conti, del capo Scella Pezzata? A proposito: una tribù indiana che si chiama Arapaho, con una sola r, esiste davvero. Andateli a conoscere. (Enrico Faggiano)