recensioni dischi
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SQUALLOR  "Pompa"
   (1977 )

I veri Squallor nascono qui. Qualche anno a fare altro – d’altra parte, non è che non avessero impegni – e poi, tornati ad incidere le cose che amavano di più, capiscono che la strada deve essere quella della goliardia pura, senza guardare in faccia a nessuno. Censori, religiosi, politici? Affan…, avrebbero detto. E, fin dalla prima “Introdurso”, si capisce che tutto è cambiato. Un inno alla coprolalia, con i primi accenni di napoletanità, che apre un disco dove, tanto per capire, si parla di amori sfortunati (“La scalognata”), si prendono in giro i cantautori dell’epoca (“Sfogo”), si trasforma una “Fiesta” della Carrà in un inno gay che avrebbe fatto andare fuori di testa i Village People (“Unisex”), c’è un po’ di satira politico sociale con “Marcia dell’equo canone” ma, soprattutto, i due brani che avrebbero dato un senso al tutto. Facciamo la conoscenza con la clamorosa “Berta”, storia d’amore poco fortunata tra un lombardo pre-yuppie (dopo oltre 15 anni si sarebbe capito di chi stavano parlando, con la differenza che nel 1977 nessuno parlava di Lega) con il “toro nelle mutande” a diventare simbolo degli Squallor, e la prima puntata della lunghissima saga di Pierpaolo, qui semplice bambino rompiscatole, ma già ricattatore, che ancora non ha iniziato il suo giro del mondo. Signori Squallor, benvenuti tra noi. (Enrico Faggiano)