recensioni dischi
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VANESSA PETERS  "Sweetheart, keep your chin up"
   (2009 )

Non è solo questione di chitarre, e neppure di anime acustiche concordate con le migliori stoffe folk, che non rinnegano origini country tra policromie vocali e attitudini pop, dominate da inquiete miscele roots-rock. E' che sono lineari ed avvolgenti, le ricerche melodiche di "Sweetheart, Keep Your Chin Up", nuovo album della cantautrice texana Vanessa Peters, registrato tra la Toscana e Dallas, candidato ad approfondire il discorso iniziato con ''Little Films'', quello affascinante e visionario adoperato dall'indiefolk. Rimane, angelica e solare, occasionalmente malinconica ma mai distante dalle cristalline e aggraziate movenze, la sua voce intensa, quella cara a Susanne Vega o ai bozzezzi intimi e comunicanti alla Beth Orton, a cui affidare soluzioni di continuità in quattordici tracce, tra testi di sorprendente narrativa, occasionalmente distinti in contemporanee favole, miti o storie di marinai. Figuranti a cui candidare maturità sonore, quelle di una sirena innamorata di Ulisse a cui concedere lettere e lacrime in steel guitar e mandolino (''Good News''), che si scoprono amori non corrisposti ("The War") tra violini e cori che danno corpo alla voce ed alle assenze di Ulisse, o relazioni spezzate (''Austin, I Made a Mess'') in banjo ed elettrica. Ballate acustiche ma anche strepitose dinamiche in ritmo, come quelle in chitarra-catchy ed organo (''Drowning in Amsterdam'') o in vero stile americano ("The grammar of a sinking ship"). Ci sono poi i viaggi, quelli che durano troppo tempo, o che vorresti durassero ancora un po', a colmare quei timori legati al ritorno, a chiedersi se la persona che hai lasciato a casa sarà sempre li ad aspettarti (''Coming to Meet Me''), quelli legati ai ricordi che crediamo di aver perso ma che scopriamo essere sempre lì davanti ai nostri occhi, e nonostante la distanza ci saranno e sapremo sempre dove trovarli (''Saint Anthony''). A insegnarci che bisogna avere pazienza con tutto quello che ci accade intorno: la risposta a tutto la si trova sempre, basta non correre, fermarsi un attimo e guardare oltre (''A Million Little Rocks''), e magari concedere un po' di speranza al futuro (''Okay from now on''). E ti trovi a scorrere naturalmente tra le parole e le chitarre di questo ''Sweetheart, Keep Your Chin Up'', in cui ritrovare chiarezza ed ispirata continuità. (Sara Bracco)