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EFFETTI COLLATERALI  "Crederai che non sei schiavo?"
   (2008 )

Gli Effetti Collaterali sono un trio di Potenza formati da Fabio Settembrino (voce e chitarra), Gianluigi Santoro al basso e Antonio Santoro alla batteria. Il punto di forza di questo disco – e del gruppo, credo – sta nella semplicità. Eppure nessuno dei quattordici pezzi che compongono l’album tende a semplificare. La vita è complessa e tutto quello che ci chiedono questi testi è di porci ancora delle domande, di coltivare il dubbio. Interessante a questo proposito – più che interessante, un altro punto di forza del disco dal titolo “Crederai che non sei schiavo?” – è l’uso che si fa della parola, spesso ripetitiva all’ossesso, appare quasi privata del suo significato. Un suono e basta. Ed è in questo che ritorna il discorso fatto sulla semplicità: una parola sembra voler dire tutto e nulla. Molta della fruibilità di questo album risiede nell’interpretazione, in una rabbia che smembra la superficie testuale e assoggetta il ritornello, le strofe al mood del momento. Si sente, in “Crederai che non sei schiavo?”, la forza di un tema comune, anche se in realtà non possiamo parlare di un vero concept album. Diciamo che esiste un tema principale, che è quello già presentato dal notevole lavoro artistico fatto per il booklet e dal titolo dell’album; si tratta di rendere consapevole l’ascoltatore delle “catene” che porta, sottili e insidiose come le parole di una delle canzoni più riuscite dell’album, “Consumatori finali di prodotti derivanti da logiche di morte e sfruttamento”. Possiamo dirci liberi? Gao Xingjian, l’autore de: “Il libro di un uomo solo”, scrive: “La libertà non è un diritto umano concesso dal Cielo, e neppure la libertà di nascere è acquisita dalla nascita: è una capacità che va mantenuta, una consapevolezza, malgrado gli incubi che tentano di perturbarla”. Sarà un caso trovare al decimo posto il realismo di Verga e de: “La roba”? Cito alcuni degli episodi migliori del disco, come “Una casa di carta” (davvero notevole l’ausilio di Paola Romano al violino), “La verità è un veleno che ti strappa il cuore” e “Sottoattacco”, anche se citando non si rende merito al lavoro di questi ragazzi, tutto teso a sparare un unico colpo di fucile piuttosto che tagliuzzare col coltello. Sul loro sito scrivono che il loro ambiente naturale è il live: non fatico a crederlo. Dei quattordici pezzi in scaletta, nessuno – e dico nessuno – suonava senza che mi dicessi: “Questo, dal vivo, spacca”. Un ottimo lavoro. (Vittorio Tovoli)