recensioni dischi
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DAVE GAHAN  "Paper monsters"
   (2003 )

Era diventato grande, anche passando da tanti, troppi errori, ma toccata quota 40 volle provare a camminare con le proprie gambe. D’altra parte, lui era un curioso caso di frontman di una band in giro da 20 anni, capace di riempire stadi e vendere milioni su milioni di copie, che non aveva mai scritto una nota di quanto dagli altri suonato, né una sillaba di quanto dagli alti cantato. Qualcosa doveva però averlo imparato, il nostro Davidino, dalle distorte liriche e mille sonorità che Martin Gore proponeva ai suoi Depeche Mode. E, una volta trovato un attimo di tempo – stavolta evitando di sprecarlo tra cucchiaini e case di cura – decise di mettere su disco qualcosa di suo, anche perché qualcosa da raccontare, in fondo, ce lo aveva. Uscì così nel 2003 “Paper monsters”, primo album solista di Dave Gahan, proprio in contemporanea con il “Counterfeit 2” dell’amico-rivale Gore (curiosamente, l’interprete si mise a scrivere, e l’autore ad interpretare). Disco che, ovviamente, non poteva distaccarsi completamente dal mondo in cui Gahan aveva vissuto per un ventennio, questo: ci sono atmosfere che non avrebbero fatto male in un disco dei DM, altre cose più rockettare (la stessa “Dirty sticky floors”, esordio anche come singolo) e molti altri passaggi più intimisti, spesso autobiografici – d’altronde anche gli sporchi pavimenti scivolosi erano quelli su cui Dave spesso finiva le sue nottate d’eroina. E, soprattutto, senza mai dare l’impressione di voler dire al mondo “guardate quanto sono bravo, aho!”: insomma, poca autoindulgenza, per un disco che vive quasi dell’umiltà di chi, in fin dei conti, voleva solo sentirsi dire “dai, tanto male non sei”, cosa che il compare non aveva quasi mai fatto. Certo, i fans potevano pensare che frantumare il sodalizio ventennale con gli altri solo per pubblicare questo disco fosse un sacrilegio, anche perché – obiettivamente – se non si fosse trattato di Gahan, forse sarebbe passato inosservato, magari ingiustamente, ma inosservato. Invece, le nuove idee avrebbero convinto (magari anche per vie legali) Gore ad accettare di lasciare un taccuino anche a Dave, e di ascoltare cosa aveva da dire. La band non ne avrebbe risentito, anzi. (Enrico Faggiano)