THOMAS ANDERS "Songs forever"
(2006 )
Assieme al suo socio Dieter Bohlen avevano clonato, sotto il nome di Modern Talking, qualsiasi cosa che lo scibile musicale aveva prodotto negli ultimi 30 anni. Da solista, la sua non indifferente voce non è mai riuscita a trovar ostello nelle classifiche, neppure nella natia Germania. Passato a fatica il primo lavoro dopo lo scioglimento bis del 2003, Thomasone nostro ascoltò “Songs from the last century” di George Michael, e decise di fare qualcosa di simile. Prese quindi svariati successi degli anni ’80, ricantati, e riarrangiati swingando qua e là, jazzando qua e là, dando diversa forma a pezzi che, di nascita, erano di vario genere: si passa da “Some people” a “True”, da “Do you really want to hurt me” a “Sweet dreams”, da “Arthur’s theme” ad “All around the world”, senza ovviamente dimenticare la canzone da cui tutto partì, ovvero “You’re my heart you’re my soul”. Disco curioso, anche perché in svariate occasioni si tratta di cose che mai avevano avuto una revisione e, soprattutto, mai si poteva pensare potessero avere una anima soul (pensiamo ad esempio a “Tell it to my heart”, successo dance di Taylor Dayne). Il problema è che già questi dischi di cover rischiano l’appiattimento in stile sanremese se a farlo sono degli strabig della musica – in sincerità, il tentativo di George Michael se lo ricorda qualcuno? – figurarsi quindi se a farlo è uno che, nella sua carriera, è stato portato, per forza o per amore, a cantare 200 pezzi tutti più o meno uguali, come ai tempi dei Modern Talking. Eppure l’album non dispiace, specie a venire utilizzato come sottofondo in qualche locale soft, e l’eleganza che Anders ci mette è innegabile. Ma non ci fu modo di risollevarne le sorti commerciali, mentre accanto a lui Dieter continuava a mietere successi in fotocopia con le versioni teutoniche di X-Factor, per intenderci. Però, se siete curiosi, non ne uscirete scontenti, anche se al secondo ascolto si rischia la narcolessia vera e propria. In bocca al lupo. (Enrico Faggiano)