JAMIE LIDELL "Jim"
(2008 )
Jamie Lidell presenta il suo ultimo lavoro, “Jim”: soul, funk e derive tra retro-pop e sperimentazione per uno dei talenti più puri ed imprevedibili dell’ultimo decennio, passato dall’underground al successo mainstream senza perdere nulla in energia, creatività ed integrità artistica. E’ una deflagrazione di energia creativa, Jamie Lidell. A più di dieci anni di distanza dall’esordio con l’ep “Freakin’ The Frame”, il genio e la sregolatezza del cantante nato in Inghilterra nel Cambridgeshire (ma già da tempo residente a Berlino) hanno avuto nell’ultima annata la definitiva consacrazione, sancita anche da un avvenimento piuttosto bizzarro: essere chiamati da Sir Elton John in persona per aprire alcuni concerti, nella seconda metà del 2008. Il punto è che un approdo nel pop mainstream è in qualche modo per Lidell un controsenso, se pensiamo al profondo e coraggioso lavoro di ricerca e sperimentazione che ha compiuto negli anni combinando soul e sperimentazione digitale, vuoi da solo (“Muddlin’ Gear” nel 2000, “Multiply” nel 2005) o in coppia con Cristian Vogel nell’ormai leggendario progetto Super_Collider (due gli album prodotti a cavallo del 2000, “Head On” e Raw Digits”). Il suo talento vocale è però talmente cristallino, felice e contagioso, da aver reso inevitabile uno sbocco tra il grande pubblico, pienamente riuscito grazie ad un album come “Jim”, che ripercorre con sicurezza le linee dei grandi classici Motown. Dal vivo però Lidell non manca mai di inserire nella sua musica rischio ed avventura, “…perché ogni concerto non deve mai assomigliare a quello precedente, e deve essere diverso da quello futuro”. Da qui deviazioni oblique combattute a colpi di effetti, destrutturazioni, passionali improvvisazioni. Se il soul contemporaneo deve essere una creatura mutante che abbraccia gli anni ’60 così come il futuro, il tutto passando per funk e sperimentazione, Jamie Lidell ne è oggi senza dubbio l’eroe per eccellenza.