PETER HEPPNER "Solo"
(2008 )
Praticamente sconosciuto in Italia, ma con carriera ventennale in Germania, Peter Heppner è la storia di come, dalle catacombe musicali, si può arrivare anche in vetta alle classifiche. Si parla di darkpop, o darkwave, o comunque di un genere fatto di cupità unita non tanto alle chitarre che potevano essere dei Joy Division, quanto piuttosto alle tastiere richiamanti certi Depeche Mode o certi Cure. Lui ci sguazzava, assieme ad un socio con cui creò, fine anni ’80, un duo chiamato Wolfsheim. Che, mischiando l’idioma tedesco con quello inglese, passo dopo passo toccò perfino la numero uno in Germania, senza peraltro concedere più di tanto al mainstream. Voce calda, solida, come classico della new wave degli eighties, spesso chiamato a cantare su produzioni altrui (in particolare quelle di Schiller, con “Dream of you” e “I feel you” diventate successoni), Heppner ha poi chiuso con polemiche la vicenda Wolfsheim, per dedicarsi al suo primo lavoro solista, quando ormai il suo nome poteva viaggiare indipendentemente dall’antica sigla. A chi potrà piacere, quindi, questo “Solo”? A tutti gli amanti di un certo sound elettronico-malinconico, che forse manca un po’ di verve tale da poter allargare il proprio target al di fuori degli aficionados del genere, a tutti quelli che magari guardano il mare di sera, magari in autunno, facendosi prendere dalla sottile nebbiolina della malinconia, insomma. Peccato forse che manchi un certo senso del ritmo che nelle migliori cose siglate Wolfsheim rendeva il tutto ancora più succoso (“The sparrow and the nightingale”, per intenderci), e che il tutto sembra volersi ammantare di un po’ troppa autoindulgenza. Ma è anche vero che non si può fare carnevale anche in novembre, e che comunque un minuto di questo disco riconcilia tutti quelli che hanno smesso di mangiare wurstel solo perché provenienti dalla stessa patria dei Tokio Hotel. Partite dal singolo “Alleinesein”, e tutto il resto andrà in automatico: classe, qualità, senza poi a dire il vero tanto bisogno di fare scongiuri, dato che il funereo è rimasto fuori (se ne volete, sempre dalla Germania, provate i L’ame immortelle: non ve ne pentirete). (Enrico Faggiano)