recensioni dischi
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REIN  "Occidente"
   (2008 )

Una contemporanea Babilonia in plastica e cemento e una strada processionale dall'animo grigio d'asfalto: un arrivo o un punto di partenza per il lungo viaggio in 20 tracce di "Occidente", neo-produzione dei romani Rein. Un viaggio tra i colorati bazar di "Grandtour", ai bordi della ss16, o sui binari ai lati della 106, tra Taranto-Palermo, Lecce e Barcellona: una desolazione che non ha limiti geografici ma si ripete nel tempo e nello spazio e che entra nel cuore, lì dove la periferia parla di felicità e tristezza o si racconta attraverso una "Canzone dell'Irlanda Occidentale", tra le letture di H.Hesse e una canzone d'amore scritta a bordo mare. Un viaggio e una poesia che ritroverai ai lati di ogni strada, tra i sogni che vegliano pigri di una Parigi dai colori accesi o sulla gente che passa e poi va nel "Boulevard Montvert", dove immaginarsi cullare in un Valse alla Y.Tiersen per poi ritrovarsi a fare i conti con l'animo latino di "Verso San Paolo", un "Sud America" di protesta che si indegna tra gli sguardi vuoti di domande che non chiedono del domani e una vecchia Democrazia grassa di peccati. Una poesia dal sapore salato, dediche dai malinconici arpeggi per "La canzone di Diana", o dalle tese linee di voce di Valentina Lupi in "Discorsi a vapore"; un viaggio in treno che non torna indietro, quasi fugge per poi concedersi "Il ventesimo giorno" all'amara consapevolezza di un violoncello permeato di una lontananza tanto confortevole quanto consolatoria. Una ritrovata immagine di Babele dove racchiudere immagini, popoli e vissuti, realtà sognate e incontrate, ma con un unico linguaggio comune: l'amore per la musica e la poesia, un folk che dialoga e si tinge di reggae, jazz e blues, che non dimentica le radici della tradizione d'autore ma si innamora delle sonorità balcaniche. Viaggiatori o poeti che abbattono i confini commerciali del disco e diffondono la loro musica tramite licenza Creative Commons, lasciandola liberamente e legalmente circolare. Una musica che non vuole o vede confine, ma che li vuole raccontare e immortalare, tra raffinate scelte d'arrangiamento e accurate tecniche di stile, una musica che di settore ha la scelta compositiva ma che di globale ha l'animo, il cuore e la voglia di sognare. (Sara Bracco)