recensioni dischi
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MASSIMILIANO D'AMBROSIO  "Cuore di ferro"
   (2008 )

"Per quanto riguarda i cantautori mi sembra che ci sia un buco generazionale: l’ultimo mi pare Samuele Bersani, che non è più un ragazzino". Queste parole sono di Luca Carboni, rilasciate in un'intervista di presentazione del suo ultimo disco “Musiche ribelli” (in omaggio al brano di Eugenio Finardi), raccolta di brani cantautorali rivisitati dall’artista bolognese che interpreta canzoni come “Venderò” di Edoardo Bennato, “Ho visto anche gli zingari felici” di Claudio Lolli, “Raggio di sole” di Francesco De Gregori, “Vincenzina e la fabbrica” di Enzo Jannacci e molte altre ancora. E' vero? E' vero che, per quanto riguarda i cantautori, c'è un buco generazionale, che non ne nascono più? Sì e no. Sì, nel senso che è vero che cantautori di successo, spinti dalle major fino alla notorietà, non ce ne sono più da un pezzo. No, invece, perché cantautori ne nascono ancora eccome. Solamente, semplicemente, spesso il grosso pubblico non viene a conoscenza della loro esistenza. Ma chi frequenta internet non solo per scaricare film piratati, o per cercare filmati spinti su pornotube, chi insomma ha scoperto di poter trovare vere e proprie miniere musicali sulla grande Rete, ebbene, loro potranno erudirvi sul fatto che i nuovi cantautori italiani esistono, eccome. Anzi, sono un autentico esercito. Che utilizza un linguaggio nuovo, moderno ma al tempo stesso rispettoso di chi li ha preceduti. Se devo citarvi i migliori, qualitativamente e per "spendibilità" della proposta (sempre che, appunto, qualcuno si sbatta per spenderle, queste proposte), ve ne raccomando 3: Pippo Pollina, Beppe Donadio, e soprattutto Massimiliano D'Ambrosio. Quando, due anni fa, questo ragazzo romano pubblicò il suo album d'esordio "Il mio paese", colpì diretto allo stomaco chi aveva praticato, negli anni, il linguaggio, musicale e testuale, dei cantautori storici. La favola poteva continuare, allora, se c'erano personaggi come lui. Che riuscivano però, al tempo stesso, a rinnovare la loro proposta. Fu un colpo di fortuna, quell'album, o scoperta di un talento prodigioso? Ebbene, sono lieto di annunciarvi che era vera la seconda possibilità. Massimiliano D'Ambrosio è un fuoriclasse sopraffino, e la ricerca testuale e musicale del disco d'esordio qui viene ancor più perfezionata. La title track "Cuore di ferro" (autentico capolavoro), "Sette notti senza luna", "Luna lunera" (insieme a Marino Severini dei Gang), la ripresa della già nota (e splendida) "La via sul porticciolo", tanti piccoli frammenti di un mondo perfetto. Quello di Massimiliano D'Ambrosio. Se Fabrizio De André fosse ancora vivo, penso proprio che abbraccierebbe questo ragazzo. E, forse, spenderebbe pure qualche lacrima su questo disco. (Andrea Rossi)