recensioni dischi
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THE CURE  "Wild mood swings"
   (1996 )

Dura la vita di chi non sa più che terre battere. Ok, superati i 30 anni, con magari meno rabbia interiore di chi usciva da psicoturbe adolescenziali, e magari con la voglia di divertirsi, difficile far felice il pubblico che andava ai concerti ancora bardato di cerone e di forte eyeliner. Si parte con “Want”, solito esordio duro ormai classico di tutti i dischi di Robertino, ma dopo si viaggia in un senso di deja-vu, di mancanza di idee che non può essere coperta e nascosta dalle schitarrate. Ci sono episodi che rimandano alla felice oniricità dei tempi belli (“Jupiter crash”, ad esempio), ma anche tanti passaggi a vuoto. “The 13th”, primo singolo, è una ballata che viaggia sull’ambiguo confine tra il dark e il brasileiro, mentre “Mint car” è un inascoltabile clone di “Friday I’m in love”. Per chi amava le atmosfere di “Homesick”, vedere Robert Smith pleibeccare al Festivalbar tra una velina e una promozione commerciale, una traggedia. Che poi bastava ascoltare la b-side di “The 13th”, la durissima “It used to be me”, per capire che la voglia di gridare al mondo era rimasta immutata. Forse, soltanto, si erano sbagliati in sala d’incisione a dire quali tracce dovevano finire su album. (Enrico Faggiano)